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Ricorso per il doppio cognome ai figli

L’avvocato Schuster ha fatto causa al Comune di Trento che si è rifiutato di adeguarsi alle norme europee



TRENTO. La Camera ha approvato la norma che prevede la possibilità di dare ai figli il cognome della madre o il doppio cognome. Una possibilità già prevista in molti stati europei. La Corte dei diritti dell’uomo lo scorso gennaio ha condannato l’Italia perché non prevede la possibilità. Eppure c’è chi ha dovuto far ricorso al Tribunale contro il Comune di Trento che si è rifiutato di dare a due bambini il cognome della madre oppure il doppio cognome. E’ accaduto all’avvocato Alexander Schuster papà di due gemellini nati lo scorso febbraio. L’avvocato, difeso a che dal collega Mauro Bondi, ha dovuto fare ricorso al Tribunale contro la decisione del Comune di non registrare i gemellini con il cognome della moglie o con quello di entrambe. Il ricorso è andato male, ma Schuster non si è dato per vinto e ha presentato reclamo in appello. L’avvocato, da sempre paladino dei diritti civili, questa volta difende un principio che lo riguarda personalmente. Schuster ha la doppia cittadinanza italiana e tedesca. Ritiene sia sacrosanto dare il cognome della madre ai figli, una possibilità riconosciuta in Germania. Questa possibilità non è stata riconosciuta dall’ufficiale di stato civile del comune di Trento.

Schuster aveva fatto presente che la normativa europea prevedeva, invece, il diritto di dare il doppio cognome o anche solo quello della madre ai figli. Non solo, l’avvocato ha anche ricordato la sentenza della Corte dei diritti dell’uomo che condannava l’Italia per l’obbligo di dare solo il cognome del padre ai figli.

Tutte le spiegazioni, tutte le insistenze, però, non sono servite. Il Comune di Trento ha rifiutato a Schuster questa possibilità. Così è partito il primo ricorso. Il Tribunale in composizione collegiale, però, ha respinto il ricorso. Così ora Schuster si è visto costretto a fare un reclamo in Corte d’appello per far valere il diritto al doppio cognome.

Nel reclamo Schuster e Bondi sostengono che l’adesione dell’Italia all’Unione europea comporta l’obbligo di importare nel nostro paese anche le norme in materia di doppio cognome.

Non solo, i ricorrenti chiedono che la Corte, in subordine, invii la norma in questione alla Corte Costituzionale. A sostegno del ricorso, si portano le norme degli altri paesi europei, ma soprattutto la sentenza della Cedu di gennaio. Secondo il reclamo, il diritto italiano non è compatibile con quello europeo sul punto. Quindi il Comune avrebbe dovuto adeguarsi da solo.

Ora, però, dopo l’approvazione da parte della Camera la norma arriverà al Senato. Se anche palazzo Madama dovesse approvare la norma in materia di doppio cognome, la decisione della Corte d’appello potrebbe essere inutile, ma Schuster ha ritenuto di andare avanti a tutela di un diritto di tutti i genitori.













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