Quella S. Lucia “nera” per la neve
Commemorate le migliaia di morti vittime delle valanghe del 1916
PEIO. Pubblico delle grandi occasioni a Cogolo per il ricordo della cosiddetta “Santa Lucia nera”: la sala congressi del Parco Nazionale dello Stelvio si è, infatti, completamente riempita per assistere alla commemorazione di quanto avvenne tra sabato 12 e domenica 13 dicembre 1916: su tutto l’arco alpino italiano caddero in sole 24 ore oltre due metri di neve già a 1.000 metri di altitudine, con rialzo delle temperature e successive valanghe che causarono diverse migliaia di vittime, in grande parte soldati ma anche civili. La giornata di ricordo, organizzata in modo corale da Ecomuseo e Comune di Peio, Comune di Vermiglio, Asuc di Cogolo, Museo “Pejo 1914-1918 La Guerra sulla Porta” e Centro Studi per la Val di Sole, ha visto l’inquadramento storico iniziale a cura del professor Udalrico Fantelli. Secondo i diari del tempo illustrati da Erika Panizza e Filippo Barbetti, «tra l’autunno e l’inverno 1916 nevicò in alta Val di Sole ben 92 volte, con la prima precipitazione registrata a Vermiglio ancora a metà settembre, successive temperature dapprima a lungo rigidissime (sino a -40° a Vermiglio) e poi improvvisamente risalite, con valanghe che causarono il 13 dicembre solo a Vermiglio e nei dintorni 45 morti accertati, in grande parti soldati imperiali e lavoratori militarizzati».
Sedici le vittime accertate per valanghe lo stesso giorno in Val di Peio, secondo le ricerche di Maurizio Vicenzi, direttore del Museo della Guerra di Peio e secondo il diario dell’allora parroco di Peio don Giovanni Bevilacqua. Tale preziosa testimonianza, illustrata dall’assessora alla cultura di Peio Viviana Marini, racconta che «a causa delle notevoli esigenze militari di legname, venne improvvidamente tagliato il bosco sopra il paese di Peio detto Gac: fin dai tempi della carta di Regola di Peio tale bosco però veniva conservato a protezione del paese e non si potevano quindi tagliare le piante». Il 13 dicembre 1916 una grande slavina si staccò quindi dal versante sopra il paese, arrivò nell’abitato distruggendo una casa e due fienili, causando due morti e diversi feriti , oltre a molti bovini morti sepolti nelle stalle.
Particolarmente emozionanti gli intermezzi canori del Coro Santa Lucia di Magras diretto dal maestro Fausto Ceschi, la narrazione, a cura dell’attore teatrale locale Valentino Camillo, di un diario di un lavoratore militarizzato noneso miracolosamente scampato alla valanga caduta a Peio, nonché l’esibizione finale del Gruppo Teatrale Ecomuseo: nella rappresentazione “I ricordi della valanga in Frataplana” il quartetto ha ripercorso il diario del cogolese Tranquillo Veneri, che racconta la tragica fine di Elena e Filomena Santini, madre e figlia morte nel loro maso in località Col de Val in Val della Mare, e di Angelina, che per un caso fortuito non si trovava con loro. Memorie da sempre custodite dagli abitanti di Cogolo ed ora condivise e messe in scena in maniera veramente lodevole.