Quando il matrimonio è «eco»

Alle nozze di Maddalena e Danilo era sostenibile pure l'oro delle fedi


Carmine Ragozzino


TRENTO. Il matrimonio è di giugno. Il viaggio di nozze - per metà - è appena iniziato. Lei, la sposa, è volata tre giorni fa in Mozambico: più per lavoro che per diletto. Lui, lo sposo, la raggiungerà a giorni. Normalità? Macché. I due meritano cronaca.

La trasferta africana di Maddalena e Danilo, (Parolin lei, Marchesoni lui), è il "seguito" - impegnato e impegnativo - di una missione solidale che unisce ora anche nella vita, (si dice così del matrimonio, no?), due ragazzi che a Caldonazzo hanno messo, sposandosi, una casa che più "clima" non si può.

Sono un esempio Maddalena e Danilo. Un esempio di eco/equo/solidarietà: testimonial di come si possa trasformare la teoria in azioni.  I due, Danilo e Maddalena, non "indicano". I due "praticano" il risparmio energetico, il consumo intelligente, eccetera. Lo fanno senza salire in cattedra e per questo intrigano. Si propongono, cioè, come esempio di quanto l'ecologia, (tecnica, sociale), possa diventare abitudine. Normalità.

Se così è, anche il loro matrimonio doveva diventare uno "strumento" di promozione dell'eco/equo solidarietà. E così è stato: un fatto, affollato però, di coerenza.  Quello che Maddalena e Danilo hanno celebrato in giugno tra Caldonazzo e la valle di Sella è un evento che non poteva andare in archivio senza una eco capace di superare i confini del Trentino. Sul sito di "Giovanilocride" - associazione che lotta in Calabria per l'ecologia della giustizia, del futuro e dei diritti - quel matrimonio tra le montagne è diventato un "must". E calcolando che i clic fanno in tempo reale il giro d'Italia, (e del mondo), c'è da scommettere che il sì di Maddalena e Danilo farà la sua piccola e significativa "storia".

Ma che cavolo vuol dire eco/equo matrimonio? Chi, tra i 400 e più, che a giugno c'era se n'è accorto fin dagli inviti: i "futuri" li hanno spediti in pdf, via e mail, al nobile scopo di risparmiare carta. E quanto alla location, alla sede della festa in val di Sella, la lista delle raccomandazioni era tanto lunga e pignola quanto significativa. Il "car sharing", ad esempio, con tanto di indicazioni per fare in modo di diminuire le auto, (riempiendole), risparmiando smog. Quanto al vettovagliamento da banchetto, niente plastica, differenziazione "obbligatoria" per riciclare anche l'impossibile dopo abbuffate e divertimento.

Ma fosse tutto qui, sarebbe tanto, ma in fondo niente. «E' dai particolari che si vedono...», cantava De Gregori. Ebbene, tra i particolari dell'eco matrimonio c'erano, tanto per dire, l'invito/ordine a non tirare riso perché laddove nel sud del mondo lo raccolgono si spaccano la schiena per un niente. E l'abito della sposa? Seta, of course. Ma seta del tutto particolare, "made in dignity" se è vero che Maddalena se l'è procurato in India da un'organizzazione che produce "seta non violenta", ottenuta senza uccidere i bachi e lavorata a mano. Potevano, con cotanta attenzione, essere le fedi un banale acquisto d'oro "per sempre"? Ovvio che no. La coppia le ha volute fondendo le fedi nuziali di due parenti defunti «perché era importante non utilizzare oro nuovo: un metallo i cui costi sociali e ambientali sono particolarmente pesanti».

Un matrimonio è festa. La festa è festa e il mangiare e il bere sono irrinunciabili. Ma si può fare del bene anche lì. Tanto che per i "catering" Danilo e Maddalena si sono affidati ad una cooperativa sociale anziché a professionisti dell'abbuffata. Prodotti equo solidali, naturalmente, (e qui non è un avverbio), servito da personale che la Coop Samuele reinserisce al lavoro, puntando sulla "filiera corta" e sulla totale biodegradabilità dei prodotti. Tipo "birra a chilometro zero". E i fiori? Ortazzo: bionatura. Si potrebbe continuare, ma probabilmente si è resa l'idea.  Diventassero una moda, i matrimoni come questo farebbero un gran bene.













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