Accoglienza

Profughi, 132 Comuni a quota zero

I richiedenti asilo sono 1450, a fine anno la stima è che arriveranno a 1780 


di Chiara Bert


TRENTO. Accoglienza profughi, avanti piano. Se a fine ottobre erano 38 i Comuni che ospitavano sul proprio territorio delle persone richiedenti asilo, quasi quattro mesi dopo sono saliti a 46, solo 8 in più, su un totale di 178. Significa che 132 sono ancora a quota zero, «anche se - spiega il direttore di Cinformi Pierluigi La Spada - abbiamo 37-38 proposte al vaglio». La ricerca è complessa, «reperire appartamenti dipende dalla disponibilità dei privati», ricorda La Spada, «ma i sindaci hanno un ruolo di facilitatori». Tra i nuovi Comuni che si sono aggiunti ci sono l’Altopiano della Vigolana (3 profughi), Castel Ivano (6), Cles (6), Lavarone (24 donne, arrivate dopo l’attentato incendiario alla casa che doveva ospitarle), Lavis (6),

L’accoglienza. «Basta dire no», aveva ammonito un mese fa l’assessore Luca Zeni di fronte agli ennesimi niet di tanti amministratori. Ultimo caso in ordine di tempo quello di Fiavè, dove era stata messo a disposizione dalla Curia un ex hotel in disuso, il Miramonti: avrebbe ospitato 14 profughe, ma pur di evitarlo l’amministrazione, insieme ai Comuni vicini, ha preferito cercare altri alloggi. Ricerca in corso, il dato è che ad oggi a Fiavè profughi non ce n’è nemmeno uno. Sono 1452 i migranti accolti oggi in Trentino, dal 1° gennaio al 10 febbraio ne sono arrivati 38.

Il flusso dal Mediterraneo non si ferma, nonostante la stagione e i tentativi del governo italiano di stringere accordi con la Libia e con i Paesi di origine per ridurre le partenze e favorire i rimpatri: per la fine dell’anno il ministero dell’interno stima che i richiedenti asilo in Italia saranno 200 mila, questo significa che la quota spettante al Trentino (lo 0,9%) è di 1.781, che corrisponde alla richiesta formalizzata dal Viminale alla Provincia. Dal 2014 a oggi sono stati più di 3 mila i migranti assegnati al Trentino. La Provincia ha puntato su un’accoglienza il più possibile diffusa: piccoli numeri distribuiti sul territorio, in modo da evitare le grandi concentrazioni e favorire l’integrazione. Ma più si va avanti, più questo modello reggerà solo se tutti si faranno carico del problema.

I centri. Oggi sono 291 i profughi ospitati nella residenza Fersina, l’ex caserma Damiano Chiesa, altri 318 sono nei Centri di accoglienza di Marco e Quercia a Rovereto, 65 alle Viote. Quelli che vivono in appartamenti o piccole residenze sono circa 750. Nel 2016 la spesa per l’affitto è stata di 427 mila euro, 503 mila euro quella per le bollette (compresi i centri di accoglienza), sono i dati riportati da Zeni in risposta a un’interrogazione di Maurizio Fugatti.

Le domande di asilo. Uno dei problemi del sistema di accoglienza in Italia riguarda i tempi molto lunghi dell’iter per le domande di protezione internazionale. Allo stato attuale - risponde Zeni a Fugatti - la Commissione si esprime in 15-18 mesi, a cui si aggiungono altri sei mesi per il ricorso in appello al tribunale civile, anche se in questo caso i tempi non sono ancora statisticamente significativi. Sui 1450 profughi attualmente in carico al progetto di accoglienza della Provincia, finora sono state 260 le domande esaminate, 75 hanno avuto esito positivo, 185 sono state respinte (e gli interessati hanno fatto ricorso). «Chi ottiene risposta positiva ha diritto a restare nel progetto di accoglienza per altri 6 mesi, così come chi fa ricorso se non ha mezzi per sostenersi», spiega il direttore del Cinformi.

Il piano del ministro Minniti ha, tra i suoi obiettivi, quello di accelerare i tempi dell’iter per le richieste di asilo, mantenendo solo la possibilità di un ricorso in Cassazione, e favorire così i rimpatri dei migranti che non hanno diritto di restare in Italia. Decine di migliaia di persone che non fuggono dalla guerra o da persecuzioni, ma lasciano i loro Paesi per cercare in Europa una vita migliore, e per farlo sono pronti ad affrontare il Mediterraneo sui gommoni.

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