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Poste, “congelato” il piano sulla chiusura degli uffici

L’azienda ferma tutto: «Procederemo solo dopo aver sentito gli enti locali»- Per i sindacati è un occasione da cogliere: «Facciamo partire il dialogo»


di Andrea Selva


TRENTO. Il comunicato la prende alla lontana: «Il piano di Poste Italiana procederà dopo il dialogo con le Regioni interessate». Nel caso di Trento e Bolzano, con le Province autonome. Traduzione: la chiusura degli uffici postali è sospesa, a tempo indeterminato, per avviare un dialogo con i territori interessati. In Trentino gli uffici postali che dovevano chiudere sono cinque e la notizia della sospensione è affidata a uno scarno comunicato diffuso da Poste Italiane che comunque ribadisce che il piano di razionalizzazione e la trasformazione dell’azienda non sono in discussione.

E’ una buona notizia per i sindacati del settore (ma soprattutto per gli enti locali e per i cittadini preoccupati per la chiusura degli uffici postali) che contano ora nell’apertura di un tavolo di confronto fra l’azienda e gli enti locali per disegnare il futuro dei servizi postali tenendo conto (anche) delle esigenze della popolazione: «Può essere l’occasione per avviare finalmente un dialogo - spiega Lorenzo Decarli, della Uil Post - tanto che abbiamo già contattato l’assessore provinciale Alessandro Olivi per cominciare a fare i primi ragionamenti».

Ma sul tavolo - oltre al comunicato delle Poste che annunciano la fase di apertura - c’è anche la sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione – metro alla mano - al Comune di Torre Orsaia che aveva presentato ricorso contro la chiusura di un ufficio postale. Che c’entra il metro? Le misurazioni sono servite per capire se - come prevedono le normative sul servizio pubblico postale - erano state rispettate le percentuali di popolazione che devono poter contare sui servizi postali a distanza di pochi chilometri.

Si arriverà a misurare la distanza degli uffici postali dalle case dei cittadini anche in Trentino? I sindacati si augurano - piuttosto - che ci sia la volontà di risolvere la situazione in modo più costruttivo.

Secondo Catia Pancin, segretaria della Slp Cisl, un problema aggiuntivo per il Trentino potrebbero essere le fusioni dei Comuni che - una volta aggregati - potrebbero perdere l’ufficio postale previsto per legge nelle sedi municipali: «Per questo abbiamo chiesto un confronto con i Comuni e la Provincia. E la sospensione delle chiusure degli uffici postali annunciata dalla Poste dovrebbe favorire il dialogo».

Per quanto riguarda le Poste, parla il comunicato che sembra ritagliato sulle raccomandazioni della sentenza del Consiglio di Stato che ha stabilito il mantenimento sul territorio dell’ufficio postale: «Attraverso una scrupolosa analisi delle esigenze reali del paese, in ottemperanza con il quadro normativo che garantisce il servizio universale postale, consapevoli del ruolo sociale e di mercato attribuito alla rete degli uffici, siamo impegnati a garantire capillarità alla nostra presenza coniugandola con l’esigenza di una sempre più necessaria efficienza verso la popolazione. Insieme alle istituzioni regionali approfondiremo il tema della nsotra presenza territoriale, continuando a informare i territori sulla normativa all’interno della quale di muoviamo con l’obiettivo di portare a casa dei cittadini nuovi e utili servizi».

Gli uffici interessati

Il piano presentato dall’amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio, prevedeva la chiusura su tutto il territorio nazionale di circa 600 sportelli postali nel corso del 2015. Tra questi c’erano anche cinque uffici postali in provincia di Trento: quello di via Chini a Trento e quelli di Marco di Rovereto, Bolognano d’Arco, San Cristoforo al lago e Caoria. Oltre a queste chiusure il piano aziendale prevedeva anche la riduzione di orario degli uffici postali di Lases, Praso e San Martino di Castrozza.

Ora - con la sospensione della chiusure annunciata da Poste Italiane - il piano di riorganizzazione verrà affrontato dall’azienda con gli enti locali.













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