TRENTO

Portela, il Comitato pronto alla class action contro il Comune 

Borgognoni: «Positivo l’interesse per Santa Maria chiusa, ma non l’ho visto per le nostre denunce. Il degrado resta»


di Sandra Mattei


TRENTO. Riconoscono che la decisione del parroco di chiudere la basilica di Santa Maria Maggiore ha avuto se non altro l’effetto positivo di riaccendere i riflettori sulla realtà, difficile e poco compresa, del quartiere della Portela. Ma commentano, con amarezza, che avrebbero apprezzato «lo stesso clamore in seguito alle innumerevoli denunce relative alla situazione inaccettabile e radicata in cui versa il quartiere (anche) a causa di anni di disinteresse».

A scrivere è Stefano Borgognoni, uno dei rappresentanti di spicco dell’Associazione Rinascita Torre Vanga, che scrive al Trentino una riflessione, dopo aver appreso che per evitare la chiusura della chiesa di Santa Maria Maggiore (decisa da don Andrea Decarli causa la serie di furti e danneggiamenti)c’è stata la prima offerta di un volontario, il docente Onorio Clauser.

Quello che non va giù a Stefano Borgognoni è che ora la parole più utilizzata è “volontariato”. «Termine nobilissimo se arriva spontaneo dalla cittadinanza, - scrive Borgognoni - ma allarmante se usato (o abusato) dalla amministrazione che, non sapendo che pesci pigliare, si affida ai cittadini. Ma siamo davvero ridotti in questo modo? Davvero le istituzioni pensano che una soluzione strutturale a questi problemi possa essere delegata alla cittadinanza?».

Ricorda inoltre che al Comitato è stato chiesto di attivarsi per organizzare attività di animazione (come quella del mercatino di Natale, sempre a livello di volontariato), ma che da parte del sindaco Andreatta, pur avendo firmato un impegno di suo pugno per interventi concreti contro il degrado, non si sono visti interventi risolutivi. Anzi.

Per questo, il Comitato sta organizzandosi per avviare una class action contro l’amministrazione comunale. «Un’azione precedente - spiega Borgognoni - era stata avviata nel 2013, quando erano state raccolte 560 adesioni e ci eravamo affidati allo studio legale Brandstaetter di Bolzano. Ma poi le spese avevano spaventato i più. Ma un conto è valutare le mancanze dell’amministrazione da un punto di vista politico, un conto da un punto di vista legale. La sollecitazione da parte di tanti componenti del Comitato comunque c’è».

Chiediamo a Borgognoni se la loro critica non sia eccessiva, visto che la giunta ha comunque realizzato la riqualificazione di piazza Santa Maria ed ha organizzato le squadre antidegrado. «La polizia municipale si vede - risponde - ma si limita ad osservare la situazione. Vedo gli agenti più in auto che sulla strada, mentre a pochi metri si consumano le solite scene di spaccio. Anche venerdì abbiamo assistito ad una rissa di una decina di maghrebini, che si menavano tra loro. A questo proposito, mi rivolgo anche al questore D’Ambrosio che ha più volte sostenuto che lo spaccio al dettaglio non è una priorità, lo è di più quello all'ingrosso.

Dimenticando però che il dettaglio è l'anello che consente agli utilizzatori di comprare (con grande facilità) qualsiasi droga e morire (+15% i morti per droga in Trentino Alto Adige negli ultimi 5 anni) e andrebbe pertanto contrastato con la stessa determinazione e la stessa efficacia che le forze di Polizia hanno più volte dimostrato nelle operazioni "all'ingrosso"».

Borgognoni conclude che non si spiega perché gli agenti a Trento sono 230, contro i 380 di Bolzano e si augura che la situazione di reale paura e disagio che gran parte dei residenti vive nel quartiere non sia sottovalutata e letta come “percezione” di insicurezza.













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