Trento

Portela, ecco i nascondigli della droga

Viaggio nel quadrilatero del degrado, tra dosi sotto i bolognini, nei contatori e nelle aiuole. Il caso del bimbo con la stagnola


di Daniele Peretti


TRENTO. Spaccio a cielo aperto: non solo per indicare l'estrema facilità del commercio, ma anche per come la droga è nascosta per essere consegnata o anche ritirata direttamente. Ad accompagnarci in questo viaggio nel quadrilatero del degrado (Portela-via Roma-via Orfane e piazza Santa Maria Maggiore) è Franco Dapor del Comitato Torre Vanga. Si comincia in piazzetta Lainez dove dietro al chiosco della "Gelateria Peterle" ci sono due zone nelle quali i bolognini sono stati divelti. Sembrerebbe una normale situazione di danno alla sede stradale, ma non è così: «All'inizio sollevavano i cubetti per nascondere sotto gli involucri della droga. A forza di farlo era troppo difficile ripianare ed allora hanno iniziato a scavare ed il nascondiglio è stato trovato.»

Costeggiamo la chiesa di Santa Maria Maggiore ed i gradini dell'ingresso laterale ospitano ancora - siamo nel pomeriggio di sabato - i resti di un banchetto serale nel quale non si è solo mangiato. Pochi metri e siamo in piazzetta 2 settembre 1943 e la terra dell'aiuola del monumento che ricorda le vittime del bombardamento è sparsa per terra: «Un altro nascondiglio ancora più comodo degli altri perché più nascosto e in un punto nel quale ci sono sempre persone sulla strada e quindi questa parte è lontana dagli sguardi indiscreti. Le voglio raccontare un episodio. Una mattina esco di casa presto per andare a correre ed incontro due ragazze che si avvicinano alla terra e cominciano a scavare con le mani. "Dio è grande" urla una delle due solo perché aveva trovato una dose dimenticata dal giro della sera precedente.»

E di aneddoti legati a ritrovamenti fortuiti ce ne sono anche altri. Abbiamo i proprietari di cani per i quali non è poi così occasionale che durante la passeggiata serale possano trovare tra le aiuole alla base degli alberi di via Verdi, non solo le dosi, ma anche i soldi. O quella mamma che tranquillamente seduta al tavolino del bar aveva lasciato il suo bambino libero di muoversi a vista d'occhio e che se lo è visto tornare con un involucro di stagnola in mano. Succede perché tutto avviene con precauzioni minime e così le cassette metalliche esterne dei contatori vengono forzate fino a far passare una mano e perfino la base delle fioriere o dei lampioni servono allo scopo: «Meccanismo semplice, basta svitare i bulloni e la base si alza e si abbassa come si vuole.»

L'animazione nel quadrilatero cambia verso le 16,30 quando arrivano i primi corrieri in bicicletta in questo caso però, in avanscoperta. Si guardano attorno, analizzano la situazione per dare il via libera agli spacciatori, ma il termine non è dei più esatti perché si tratta di persone che indirizzano le richieste o muovendo le biciclette o indicando la persona alla quale consegnare i soldi che darà poi le indicazioni su dove trovare quanto acquistato. L'obiettivo è semplice: avere addosso le quantità minori possibili creando una catena che sia difficile ricostruire. «Allo scopo sono utili nascondigli evidenti che diventano di volta in volta deposito o punti di ritiro e, complice il caos della movida o della serate, si possono raggiungere senza dare troppo nell'occhio. Il buio della notte fa il resto».

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