Perseguitava la compagna, a processo

Informatico di Trento accusato di maltrattamenti e lesioni ai danni di una giovane insegnante



TRENTO. Sputava addosso alla sua compagna. Le tirava i capelli, la picchiava e la insultava. Una vita infernale, quella che una giovane insegnante trentina era costretta a subire da parte del suo convivente, un informatico quarantenne difesa dall'avvocato Nicola Benvenuto. La donna ha presentato denuncia e ieri si è tenuta l'udienza davanti al giudice Enrico Borelli. Hanno testimoniato i periti psichiatrici e la madre dell'imputato che ha mostrato vaste amnesie. Le accuse nei confronti dell'uomo sono pesantissime. Secondo la Procura di Trento per oltre cinque anni avrebbe subito ogni sorta di angheria dal convivente.

I fatti si sono svolti tra il 2005 e l'ottobre 2010, quando l'insegnante ha trovato il coraggio di denunciare il convivente. Il suo racconto è di quelli che fanno accapponare la pelle. Secondo la donna, il suon convivente la insultava con epiteti molto pesanti. «Puttana» era forse l'insulto meno pesante che la poveretta sentiva rivolgersi contro dall'uomo. La donna, che ha anche una figlia, doveva proteggere la bambina dalla furia del compagno. Spesso, però, doveva subire anche botte e maltrattamenti di ogni tipo. In più di un'occasione, l'uomo l'ha percossa con calci e pugni in tutto il corpo. Un'altra volta, l'ha sollevata da terra tenendola per i capelli, costringendola a cercare rifugio in camera da letto.

La donna si è dovuta chiudere dentro a chiave per sfuggire alla furia del compagno. Spesso l'uomo le sputava in faccia per umiliarla. Il peggio è accaduto quando, per deriderla, l'ha costretta a fumare uno spinello e poi le ha fatto ingoiare un po' di hashish. Secondo l'accusa, l'uomo ha agito con particolare crudeltà, colpendo la compagna in punti in cui era già ferita per un incidente. Il processo è stata rinviato per la discussione.













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