Per il fantaMuse arte da perdersi

Ventiquattro ore di eventi, spettacoli, parole, installazioni: piccolo e parziale riassunto di un cartellone ricchissimo


di Carmine Ragozzino


TRENTO. Chissà se nelle sezioni della nuova mecca della scienza con largo uso di coinvolgimento - (l’interattività, si dice, sarà il dna del Muse) - è stata prevista anche quella della «sopravvivenza».

Sarebbe utile, certamente utile, alla folla che tra domani e domenica affollerà gli spazi in riva all’Adige partecipando ad una maratona del tutto quanto fa inaugurazione -evento - storia. Ventiquattro - dicasi 24, ore di performance e installazioni non solo in riva all’Adige tra parole, gesti, suoni, ricerca. Una ricerca finalmente e fortunatamente volgarizzata che si fa arte e di mette in rete. Riassumere il cartellone richiede quel «fisico bestiale» di carboniana memoria.

E allora prima di scandagliare un cartellone chilometrico azzardando consigli, val pena di raccomandare: abbondante fornitura d’acqua, (il meteo annuncia Caronte, e già il nome spossa), di cibo. E dotarsi, poi,di quella curiosa apertura mentale che sarà ripagata da sorprese a volontà. Di bello, nell’inaugurazione affidata alla direzione artistica del trio Caliari, Kogoj e De Tassis, c’è infatti la filosofia. Potevano stupire «effetti speciali» - da tradurre in super ospiti. Hanno scelto la via territoriale, un profilo «low» che ha il pregio di mettere in strada una miriade di proposte «locali» capaci di mobilitare e mettere in sinergia le energie di centinaia di associazioni. Come progetto, davvero, non è male. Anzi, conforta.

Si è deciso di chiamare la kermesse «Una volta non c’era». Non c’era il Muse, un Piano spettacolare di scienza , passato, presente e futuro. Ma non c’era nemmeno la collaborazione - oggi materializzata nell’inaugurazione - tra tutti i soggetti della cultura e delle Istituzioni di ricerca del Trentino. Faranno passerella - in clip - con un messaggio nemmeno poi tanto recondito ad una Provincia che s’appresta al voto: chiunque vada a governare, sappia che in tempi magri di crisi investire in cultura è un’ancora di salvezza, una carta di credito per il futuro.

Ma veniamo al dunque. All’inevitabile «di tutto almeno un po’» della maratona. Ad accogliere i visitatori sarà un grande dinosauro teropode (3 metri di altezza e 5 di lunghezza).. Svedese, animato, realizzato da Emilio Sheikhan di Goeteborg,. Un’accoglienza rivolta in primis ai bambini. Ed anche qui la lungimiranza non manca.

Come non manca, nei talk show di domani dalle 20 alle 22, l’opzione verso un conduttore che raccontava di futuro, (musical, sociale) quando l’Italia televisiva era ingessata. Carlo Massarini, (con Concetta Mattei), farà confrontare gli esperti sulle suggestioni delle esplorazioni e sul tema delle attrazioni che vogliono fare del Muse un’istituzione culturale che non conosce la parola «passività». Talk show e spettacolo. Lo spettacolo della scienza con i vincitori di quel concorso Fame Lab che impone di spiegare al popolo le più complesse ricerche in tre minuti. Un mezzo sballo.

Alle 22 le «Invasioni lunari», affidate ai trampolieri modello Odissea nello spazio. E quanto ad inedito, ecco la sabbia d’arte di Gabriella Compagnone. Un personaggio, un’artista, che dalla sabbia ricava meraviglie in un legame fortissimo tra giochi d’infanzia dimenticati e scultura.

Pausa, panino, bibita ed occhi puntati ad una mezzanotte che - si promette - lascerà di stucco. E’ l’ora del Video mapping in 3D. E cioè le pareti vetrate del Muse che diventano schermo da racconto scientifico e sociale. Pareti che pulseranno, che cambieranno forma. Con un Muse che - di fatto - lascia la statiticità mirabile delle forme per diventare dinamico. Nella «mission» che il direttore Lanzinger e una numerosa e affiatata squadra di collaboratori ha ritagliato per il Muse c’è una parola che racchiude un progetto. E’ la parola protagonismo, (rivolta al pubblico). E questa spettacolare tridimensionalità viene considerata il viatico per mille e mille altre proposte in grado di stupire e, dunque, di «creare fama» attorno al Muse.

Se l’intensa notte di festa nasconderà infatti ogni problema dietro l’angolo in un festival di «ohh», da lunedì il Muse dovrà giocarsi giorno per giorno la partita più complessa ed ambiziosa. Quella di una presenza economicamente sostenibile.













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