«Pedro primo anche tra gli angeli»

Così gli amici di Daniele hanno salutato il giovane morto in moto


Jacopo Tomasi


TRENTO. Un applauso commosso e liberatorio ha accompagnato l'ultimo viaggio di Daniele Pedrotti, il ventenne di Gardolo morto sabato in moto, all'altezza di Vezzano. Nessuna curva verso il Paradiso. Solo un lungo rettilineo, scortato da mamma Graziella e papà Gino, dagli amici più cari, da tutte le persone che si sono strette attorno al dolore straziante, ma composto, della sua famiglia.
Al termine della cerimonia, il silenzio viene rotto da un lungo applauso che sembra voler dire "grazie" a Daniele. Dieci amici di Daniele, tutti vestiti in tuta da motociclista, si caricano sulle spalle la bara di legno chiaro, avvolta da corone di fiori, e la portano verso la camera mortuaria del cimitero di Trento. Dietro di loro i genitori, i parenti, gli amici. Volti segnati dalle lacrime, scossi dal dolore per una morte che lascia attoniti, tra rabbia e sconcerto. Non si può morire così, a vent'anni. Non se ne può andare un ragazzo innamorato della vita, che aveva appena trovato un posto fisso da meccanico ed era pronto a godersi la primavera in sella alla sua Kawasaki Ninja. Invece, durante la prima gita, una maledetta curva l'ha tradito. Ma di curve, adesso, sulla sua strada, non ce ne saranno più.
«Giù il gas Pedroo, tra gli angeli il 1st». L'hanno incitato gli amici con uno striscione appeso all'ingresso del cimitero. Amici che hanno affollato la piccola chiesa e lo spazio all'esterno. Quasi mille persone per l'ultimo saluto ad un ragazzo «che durante la vita ha saputo donare amore, ha vissuto sempre col sorriso, con pienezza e gioia». Queste le parole di don Livio Maria Mattivi, salesiano, missionario in Moldavia, amico di papà Gino e mamma Graziella. Sono stati proprio i genitori del ragazzo a chiedere a don Mattivi di celebrare la messa d'addio al loro Daniele, assieme al parroco di Gardolo, don Franco Pedrini, e a padre Armando, custode del cimitero. «Non ci sono parole quando accadono cose come questa», ha detto don Livio Maria Mattivi. «Ci sono solo le parole del Signore». «In questo momento i genitori, i familiari e gli amici di Daniele sono come Maria davanti alla croce: trafitti al cuore da una spada. Questa tragedia - ha continuato il missionario - sembra impossibile da sopportare, ha avvolto tutto nell'oscurità. L'unica luce, l'unica speranza ce la può dare la consapevolezza che ora, Daniele, è lassù e continua a sorridere e vivere con amore, come sempre, perché solo l'amore può vincere la morte. Vedere tanti amici qui - ha concluso don Mattivi - indica che Daniele ha saputo amare e farsi amare».
Un amore che non si tocca, ma che resiste. Che è più forte di tutto. Come il ricordo di Daniele, del suo sorriso. «Un sorriso pieno di bontà, che ci accompagnerà sempre. Ciao Daniele, ciao amore mio, vita mia». Con queste parole l'hanno salutato i suoi genitori. Prima che gli amici raccogliessero i caschi deposti accanto alla bara e accompagnassero il loro carissimo amico Pedro nell'ultimo viaggio, lungo l'ultimo rettilineo verso il Paradiso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano