val di non

Orienteering nell’arena dell’urogallo

La gara organizzata a Fondo, in val di Non, in pieno periodo riproduttivo. Ma dopo le dure proteste della Lipu, salta tutto


di Mauro Fattor


VAL DI NON. Una gara di orienteering nel bel mezzo di un’arena di canto del gallo cedrone in pieno periodo riproduttivo non è propriamente una buona idea. Anzi, non lo è per niente. Stava per accadere a Fondo, in Val di Non, ma alla fine ha prevalso il buon senso e la gara è stata annullata. Detta così sembra tutto facile, invece non lo è stato per niente e la decisione di rinunciare alla «Coppa del Trentino, Middle Distance» - organizzata dal Comitato Trentino della Fiso - che si doveva disputare sabato 23 aprile è arrivata proprio sul filo di lana e certamente non ha reso felici gli organizzatori. Eppure sarebbe bastato poco per evitare tutto questo pasticcio, una lezione che certamente sarà utile per il futuro e che richiede solo un po’ di coordinamento preventivo.

La gara faceva parte della due giorni nonesa di orientamento che prevede anche una prova domenica 24, sempre a Fondo. Gara che in questo caso resta invariata. Salta dunque quella del 23, perché andava a disturbare in modo probabilmente irrimediabile un’arena di canto del cedrone proprio nei giorni in cui le femmine cominciano ad arrivare sul “balz”. L’arena in questione poi non è un’arena qualunque, se così si può dire. Si tratta infatti dell’unica arena del Trentino a 1200 metri di quota, e una delle pochissime, verosimilmente l’unica a livello di arco alpino, ad una quota così bassa. Un’arena dei tempi che furono, una sorta di relitto storico ed ecologico. Per trovare situazioni del genere bisogna tornare infatti al Dopoguerra, oggi infatti complice il disturbo antropico e i cambiamenti climatici le zone riproduttive dell’urogallo si sono spostate molto più in alto, di norma al di sopra dei 1600 metri.

«Gli organizzatori della gara - spiega Marcello Scutari, comandante dell’Ufficio Distrettuale di Cles della Forestale - sono venuti a parlare con noi e abbiamo spiegato loro che l’itinerario prescelto comportava dei problemi per via della presenza del gallo. Loro ci hanno detto che ci avrebbero pensato e che avrebbero tentato di modificare il percorso, tranne poi rinunciare perchè le cartine erano già state stampate e distribuite. Di più come Forestale non potevamo fare, perché quel tipo di attività non è vincolato ad alcun regime di autorizzazione. Insomma, è un’attività libera. Certo, c’è sempre la possibilità di intervenire a posteriori per violazione della norma che vieta il disturbo della fauna selvatica, ma a quel punto il danno sarebbe già stato fatto». Dal canto suo l’organizzazione precisa di avere inviato una comunicazione sullo svolgimento della gara il 16 marzo a cui era seguito poi un incontro all fine del mese di marzo, ed è solo in quella sede che sarebbe emerso il problema. Il vero snodo della vicenda sta qui, in questa “zona d’ombra” con l’impegno a migliorare la qualità e la velocità delle informazione tra le parti salvando capra e cavoli.

«In realtà - spiega Osvaldo Negra, ornitologo del Muse - anche dal punto di vista normativo, non si sarebbe trattato solo della violazione della legge che vieta genericamente il disturbo della fauna. Il gallo cedrone infatti è una specie compresa nella direttiva Habitat, che tutela le specie vulnerabili su scala continentale e che prevede esplicitamente la salvaguardia dei siti riproduttivi. Dunque un intervento più chiaro, o più energico in fase preliminare, avrebbe probabilmente evitato una serie di equivoci». Un intervento che, dopo un tam tam di alcuni giorni è arrivato a firma di Sergio Merz, il delegato regionale della Lipu, la Lega italiana protezione uccelli. Martedì la Lipu ha infatti inviato al Comitato organizzatore una sorta di diffida. «Considerando che le normative europee e nazionali prevedono delle sanzioni per chi disturba la fauna selvatica, in particolare nel periodo riproduttivo - scrive la Lipu - ci riserviamo, qualora venga accertato il disturbo alla fauna selvatica, di procedere a norma di legge».

Il Comitato organizzatore a questo punto avrebbe potuto impuntarsi ma non l’ha fatto. Una decisione intelligente, per quanto un po’ tardiva, in sintonia del resto con la vocazione schiettamente “ecologica” dell’orienteering che avrebbe fatto a pugni con la scelta di andare a massacrare consapevolmente l’arena di canto di una specie simbolo, tra le più belle e minacciate della fauna alpina e in cui ogni singolo esemplare ha un valore ecologico straordinario. Dal canto suo l’urogallo, commosso, ringrazia.













Scuola & Ricerca

In primo piano