Opere, contratti e sanità: Fugatti rischia i maxi tagli 

I rapporti con Roma. Il nuovo bonus Renzi sotto forma di detrazione, farebbe mancare risorse enormi al bilancio. Trattativa difficile col governo. Il presidente: «Senza certezze, tutto è in bilico»


Luca Petermaier


Trento. La partita finanziaria con Roma non è mai stata così delicata come ora. È vero che dal 2009 ad oggi la Provincia di Trento ha versato alle casse pubbliche miliardi di euro di contributi al risanamento del bilancio statale, ma mai come gli ultimi anni le disponibilità finanziarie di Piazza Dante sono pesantemente condizionate (rispetto alle competenze esercitate) dalle scelte di politica economica centrale. Il nuovo bonus Renzi e il taglio del cuneo fiscale di cui si parla in questi giorni ne sono un (preoccupante) esempio.

225 milioni in meno

Tra il 2020 (secondo semestre) e il 2021 (tutto l’anno) il taglio al cuneo fiscale e il nuovo bonus Renzi sotto forma di detrazione fiscale rischia seriamente di far mancare alle casse provinciali risorse pari a 225 milioni di euro: 75 sul 2020 e 150 sul 2021. Una cifra enorme per l’attuale bilancio provinciale che - senza una crescita dell’economia trentina maggiore rispetto all’ammontare delle risorse mancanti - obbligherebbe la Provincia a drastici tagli su molte voci. Ma quali?

Tagli in vista

Il governatore Maurizio Fugatti, qualche giorno fa, commentando la firma del protocollo di intesa con i sindacati sul rinnovo del contratto del pubblico impiego (spesa pari a 67 milioni per le casse pubbliche) aveva dichiarato testualmente al nostro giornale: «Nella definizione del protocollo noi vogliamo anche mettere in chiaro che se ci dovessero essere situazioni di pesante crisi finanziaria nel bilancio pubblico l’accordo potrebbe subire delle modifiche. Questa è un’ipotesi estrema. Noi dicevamo di non avere garanzie sui bilanci futuri della Provincia. Faccio solo un esempio, quello del “bonus Renzi”: se il bonus dovesse essere trasformato in detrazione fiscale la Provincia andrebbe a perdere 100 milioni di euro in termini di entrate. Un passaggio di questo tipo metterebbe a rischio i bilanci futuri». Parole che oggi risuonano come “profetiche” e che Fugatti ribadisce, aggiungendo dell’altro: «Senza 225 milioni in due anni le voci da rivedere sarebbero tante, non solo quella legata ai rinnovi contrattuali. A questo punto tutto è in bilico, dagli investimenti pubblici ai fondi per scuola e sanità. È vero che ci potrebbe essere un effetto moltiplicatore dei consumi con più soldi nelle tasche dei trentini, ma difficilmente questo aumento di gettito andrebbe a compensare le minori entrate. Tutto è sub iudice a questo punto».

Il futuro incerto

Oggi la partita riguarda il bonus Renzi e dovrà essere gestita con sapienza e rapidità non appena il decreto legge sarà approvato, ma la preoccupazione maggiore per la Provincia è quella di dare stabilità futura ai nostri conti. Il Patto di Garanzia con lo Stato prevede il versamento di una cifra fissa ogni anno a Roma da parte di Trento e Bolzano: 905 milioni, l’1% del debito al 2014. Dal 2023 questo contributo delle due Province sarà invece calcolato in base al debito pubblico annuale: «Per noi è importante trovare una soluzione di medio periodo che offra stabilità ai nostri conti e ci consenta una efficiente programmazione» - spiega Fugatti. «Oggi invece la questione è più contingente e ci obbliga ad una serrata trattativa con Roma per evitare che il governo ci tagli fuori dal riparto dei fondi da destinare alle Regione a compensazione del minor gettito dovuto dal nuovo bonus Renzi».

I sindacati pronti al confronto

Ieri, su questo tema, sono intervenuti anche Cgil, Cisl e Uil con una nota: «Il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori è una misura attesa da tempo e necessaria. Il Governo, però, non può scaricare totalmente sul bilancio della Provincia il costo di questo provvedimento. Al sottosegretario Fraccaro e a tutto il Governo va ricordato che il Trentino ha fatto sempre la propria parte – dicono i sindacati -, fin dal 2009 contribuendo al risanamento dei conti statali peggiorati a causa della grande recessione. Se il Governo finanzia a debito questa manovra di riduzione delle tasse, questo non può farlo la Provincia. E senza compensazioni si mettono a rischio l'effettivo esercizio delle competenze previste dallo Statuto di Autonomia e la qualità dei servizi pubblici pagati interamente dai lavoratori e dai pensionati trentini con le proprie tasse. In una fase complessa e così delicata per la finanza provinciale e in un quadro che vedrà comunque calare le risorse del bilancio dell’Autonomia, Cgil Cisl Uil ribadiscono la loro disponibilità ad aprire un confronto costruttivo con la giunta provinciale, che fino a questo momento è, sostanzialmente, mancato».













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