Nuovi farmaci, un trentino indaga

Prestigiosa copertina per Massimo Riccaboni della facoltà di Economia


Jacopo Tomasi


TRENTO. L'investimento in ricerca e sviluppo è aumentanto negli ultimi decenni, anche se la produttività di tali investimenti è diminuita. Il risultato negativo è particolarmente evidente in ambito farmaceutico, dove a fronte di ingenti finanziamenti pubblici e privati il numero di farmaci innovativi immessi in commercio è rimasto immutato nell'ultimo ventennio.

Un gruppo di ricercatori italiani composto da Fabio Pammolli (Imt Lucca), Laura Magazzini (Università di Verona) e Massimo Riccaboni (Università di Trento) hanno recentemente pubblicato un importante studio ripreso in copertina dalla prestigiosa rivista Nature Reviews Drug Discovery. Gli studiosi identificano le cause del declino della produttività nel settore farmaceutico su scala globale analizzando oltre 28.000 composti sviluppati a partire dagli anni Novanta. Tra le cause della diminuzione della produttività gli autori identificano il concentramento degli sforzi verso obiettivi terapeutici con minore probabilità di successo ma con maggior valore commerciale, in particolare malattie croniche letali e multifattoriali in ambito oncologico, neurologico e metabolico. In altri termini: si spende di più perchè si commettono più errori nel cercar di risolvere i problemi più complessi dei Paesi avanzati, mentre il numero di soluzioni trovate rimane pressoché costante. Confrontando le imprese di diversa nazionalità per vedere chi se la cava meglio, gli studiosi sono arrivati alla conclusione che le multinazionali con laboratori di ricerca e sviluppo dislocati su scala globale raggiungono performance superiori, mentre non si notano particolari differenze in termini di produttività tra Europa e Usa. Tuttavia, le imprese statunitensi mostrano una maggiore propensione al rischio che si traduce, in caso di successo, in prezzi più elevati.

Questo importante studio, che avrà ripercussioni sul modo di fare ricerca e sviluppo a livello globale, è anche un po' trentino. Tra gli autori della ricerca, infatti, c'è Massimo Riccaboni, 38 anni, nato a Lodi, laureato in Bocconi con dottorato al Sant'Anna di Pisa, da tre anni a Trento dove lavora presso il Dipartimento di informatica e scienze aziendali della facoltà di Economia e si occupa di economia dell'innovazione. «Siamo partiti da una domanda piuttosto diffusa, non solo all'interno della comunità scientifica», spiega Riccaboni. «Come mai a fronte di un aumento degli investimenti, la ricerca negli ultimi anni non ha aumentato la sua produttività? Soprattutto in ambito farmaceutico?». Le risposte sono state diverse. Alcune anche piuttosto intuitive: la ricerca è progredita, ha trovato soluzioni per le malattie più semplici, e quindi ora diventa sempre più complicato trovare soluzioni per le malattie più complesse come tumori, Alzheimer, Parkinson.

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