«No all’euro? Un rischio, sì alle riforme» 

L’economista americano Randall Wray spiega la ragioni dell’impoverimento dell’Eurozona e le soluzioni contro la crisi


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. «Molte nazioni europee stanno diventando più povere. C’è chi teorizza che la miglior soluzione per l’Italia sarebbe quella di uscire dall’Eurozona. Io dico no. Finché non si conoscono i costi è difficile dare una soluzione per lasciare l’Eurozona: per me i costi sarebbero tremendi. Riformare la politica di bilancio dell’Eurozona è fondamentale: ci sono molti modi di farlo e questo è un problema politico». Randall Wray, del Levy Institute di New York, è stato visiting professor all’università di Trento ospite del professor Geremia Gios, direttore del Dipartimento di Economia. Wray, economista tra i principali autori della Teoria della Moneta Moderna (MMT), a Villa Bortolazzi ha incontrato esponenti del mondo accademico, dell’economia e della finanza del Trentino e dell’Alto Adige ai quali ha illustrato le sue tesi per quanto riguarda l’occupazione, le politiche di bilancio dell’Eurozona e il ruolo della finanza a livello globale. Wray, ha ricordato Gios dopo aver ringraziato i promotori dell’incontro Gabriele Bartoletti e Paolo Pezzato, è tra i consiglieri economici di Bernie Sanders (candidato alle primarie del Partito democratico nel 2016 negli Stati Uniti) è un economista eterodosso nella visione del mondo che si ispira all’MMT, un economista tra i più quotati negli Usa, seguace della teoria dei cicli lunghi. Cosa fare per uscire dalla recessione ed evitare che periodicamente si torni in situazioni di crisi? Da questo interrogativo è partito Wray parlando della teoria della Moneta moderna, del suo approccio istituzionalista e marxista, del ruolo dello Stato nella creazione della moneta. “L’economia convenzionale riserva un ruolo limitato al governo, un ruolo limitato nella sua capacità di spesa. Per la teoria Monetaria moderna il governo è diverso dalla famiglia. Certi politici - incalza Wray - affermano che se gestisci il bilancio dello Stato nello stesso modo in cui gestisci la famiglia, la famiglia stessa è destinata a fallire: questa è una falsa analogia. Il governo può effettuare tutti i pagamenti che vuole, il governo emette titoli di Stato ma non è un’operazione di indebitamento: lo fa perché privati o investitori stranieri vogliono guadagnare. La moneta si crea dal nulla? Sì, questa è la mia risposta» ha affermato Wray prima di, parlando di Europa, tirare in ballo la questione del pareggio di bilancio e dello sforamento del tetto del 3%, tema al centro della campagna elettorale dei 5 Stelle e Lega.

«L’austerità fa aumentare il tasso di disoccupazione i cui costi sono tremendi. I risultati della creazione dell’Eurozona, a rischio collasso, potevano essere previsti - è la convinzione dell’economista americano - A causa della politica di bilancio dell’Erozona, molte nazioni stanno diventando sempre più povere: per combattere povertà e disoccupazione è necessario un livello di stipendi, un programma di lavoro garantito usando la spesa pubblica». Il problema dei Paesi dell’Eurozona che non emettono euro è la Banca centrale europea, stando a Wray, che porta sì alcuni vantaggi ma più svantaggi: «Il supporto della Bce comporta politiche di austerità e nell’area Eurozona non si ha una redistribuzione delle risorse ai paesi in maggiore difficoltà». E se lei fosse al governo? incalza Gios. «Il problema è politico: come può l’Italia rafforzare la sua posizione all’interno dell’Eurozona? Se necessaria, anche con una minaccia credibile: o una riforma profonda o l’Italia lasci l’Eurozona. Ma i costi, come dicevo, sarebbero enormi. E allora perché la minaccia sia più credibile è necessario che due o più paesi (ad esempio la Spagna) rafforzino le loro posizioni: a questo punto l’area diventerebbe troppo grande per lasciarla andare via. Riformare la politica di bilancio dell’Eurozona -ha concluso Wray - è soltanto una questione politica, non tecnica».

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