«Nell’edilizia impazza il simil-tirolese»

Giudicarie, dopo i sindaci che si sentono scippati delle commissioni, interviene l’architetto Polla: «Serve una linea comune»


di Ettore Zini


GIUDICARIE. Paese che vai, casa tirolese che trovi. Eppure non siamo a Ortisei, o a Castelrotto. Ma, in Giudicarie. Dove la cultura e la tipologia delle abitazioni era di tutt’altro stampo. Il dibattito, però, su una commissione edilizia unica, per uniformare i canoni paesaggistici è a un punto morto. Sono soprattutto i sindaci che si oppongono. Intenzionati non a smantellare, ma a rafforzare le commissioni edilizie in ogni comune. Qui, un tempo le costruzioni erano sobrie, perfettamente intonate con l’ambiente e con l’economia locale. Basta guardare i tipici balconi “a stecche”, le rastrelliere, i graticci, i ballatoi. Per non parlare dei vecchi tetti, attenti all’essenziale e all’economia dei materiali. Oggi i tempi sono cambiati. Le case ostentano opulenza. E soprattutto stili, che nulla hanno a che fare con il posto. Quando mai in val del Chiese o in Rendena si sono viste case con i tetti aguzzi, con torrette e torrioni, tipici dell’Alto Adige?

«Sta diventando una mania. L’architettura ha dei canoni ben definiti», dice l’architetto Maurizio Polla, responsabile dell’Ufficio Tecnico della Comunità di Valle, membro della Commissione del paesaggio, ogni giorno alle prese con progetti di ogni tipo. Poco adatti al territorio. Con tipologie, che - con le Giudicarie - c’entrano poco. «Stili - dice - che snaturano la bellezza dell’ambiente».

Con lui, in commissione tutela ci sono elementi di valore come l’architetto Dante Donegani, un luminare in materia urbanistica, o l’antropologo Annibale Salsa, grande esperto di storia e cultura locale. Tutti concordi nel dire che, in Giudicarie, la tutela ambientale deve avere altri indirizzi. Che non è possibile proseguire con quell’accozzaglia di “stili” che sta pregiudicando il paesaggio. Dentro ai paesi, però, comandano i comuni. La Commissione paesaggistica prevalentemente ha competenza fuori dai perimetri urbani. «L’alternativa – dice Polla – potrebbe essere il coordinamento delle decisioni comunali già previste dalla legge urbanistica. Ma, la cosa non è facile, in quanto è previsto un atto volontario dei singoli comuni. E, il più delle volte, i progetti sono note stonate». Così una delle tendenze diffuse è lo stile tirolese “spurio”: case dal chiaro imprinting altoatesino. Tra l’altro, ormai superato e messo in discussione dagli stessi urbanisti altoatesini. Le trovi dappertutto. Dalla Rendena fino al basso Chiese. A Condino, per esempio, a fianco di quel monumento nazionale che è la chiesa di Santa Maria Assunta, ti imbatti in villette, avulse dalle forme locali. Sulla necessità di cambiare registro lo dice anche il Piano territoriale della Comunità. Ma, a scorrere l’ultimo documento stilato dai sindaci, è difficile credere che cambiamenti ci saranno, a breve. Guai parlare di una commissione urbanistica a regia sovracomunale. La Conferenza dei sindaci, concorda sull’esigenza di maggior chiarezza nelle leggi che regolano l’urbanistica. «Per quanto riguarda però – dice il presidente Maestri – le commissioni edilizie comunali - le principali responsabili di stili e tipologie scollegate dal territorio – non si ammettono intrusioni».

I sindaci ritengono indispensabile mantenere ruoli distinti, commissione per il paesaggio (Cpc) e commissioni edilizie (Cec). «Anzi, andrebbero rafforzate – scrivono – in quanto perfettamente in grado di interpretare correttamente le dinamiche di trasformazione del territorio comunale».













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