Mozione anti-omofobia, sì dopo 4 anni

Ok della maggioranza e del M5S. Minoranze spaccate. Bezzi, Fugatti e Cia sull’Aventino: «Le civiche stampelle di Rossi»


di Chiara Bert


TRENTO. Passa con 21 voti in consiglio provinciale, i soli voti di maggioranza (astenuto Walter Kaswalder del Patt) e di Filippo Degasperi (M5S) la mozione per combattere contro le discriminazioni causate dall’orientamento sessuale. Le minoranze lasciano tutte l’aula al momento del voto, metà di loro (Lega, Forza Italia, Cia e Bottamedi) avevano già scelto l’Aventino accusando il resto dell’opposizione (le Civiche) di fare da stampella alla giunta Rossi.

Cosa prevede. Ci sono voluti quattro anni, 74 ore di dibattito in aula, spesso di scontro frontale, tre sospensioni di un disegno di legge che si è infranto contro il muro di ostruzionismo delle opposizioni. Per aggirarlo la maggioranza ha scelto di abbandonare la legge e di percorrere la strada della mozione che impegna la giunta a promuovere una serie di azioni per via amministrativa: direttive all’Apran per applicare un’aggravante delle sanzioni nei casi di discriminazione omofobica sul lavoro, disposizioni all’Azienda sanitaria perché ciascuno possa designare una persona a sostenerlo in campo socio–sanitario, educazione nelle scuole. In tutto sono 16 gli impegni previsti, di fatto l’intero disegno di legge originario che - ricorda il promotore Mattia Civico (Pd) - sarebbe altrimenti uscito fortemente ridimensionato dall’aula. Un emendamento impegna a coinvolgere le associazioni omosessuali nella verifica dell’attuazione.

Le reazioni. «Ci siamo assunti la responsabilità di questo passaggio», rivendica in aula il capogruppo Pd Alessio Manica, l’unico a parlare (eccetto Civico) a nome della maggioranza, «chi ama una persona dello stesso sesso non nuove a nessuno e non priva di nulla le coppie eterosessuali. Finché ci saranno persone emarginate per il loro orientamento sessuale saremo una comunità più debole e ingiusta». Soddisfatta Arcigay, che aveva promosso il disegno di legge di iniziativa popolare raccogliendo 7 mila firme: «Questo non era uno scontro ideologico - commenta il presidente Paolo Zanella - oggi hanno vinto quelle persone che ancora restano nascoste per paura di essere discriminate». A nome della giunta parla l’assessora alle pari opportunità Sara Ferrari, che avrà il coordinamento dell’attuazione dell’ordine del giorno: «Assicuro che il lavoro inizierà quanto prima». Il governatore Ugo Rossi, ieri impegnato a Roma, commenta via Twitter: «Approvata mozione anti-omofobia: coerenza. Nessuno è ostaggio di nessuno».

Opposizioni divise. Quella di Rossi è una risposta ai consiglieri di minoranza, da Cia a Giovanazzi, che hanno parlato di una giunta «ostaggio delle fobie del Pd». Ma il dato politico della giornata è la spaccatura del fronte di opposizione, che dopo aver costretto la maggioranza (con diverse crepe al suo interno) a rinunciare alla legge, ieri ha dovuto incassare il sì alla mozione. Scelgono la linea dura, abbandonare i lavori del consiglio, Fugatti, Bezzi, Cia e Manuela Bottamedi (ex Patt), secondo i quali la giunta avrà ora mano libera nell’attuare la mozione: «Dovevamo bloccarla, abbiamo fatto un favore a Rossi», commenta il leghista Maurizio Fugatti, «se tutti fossimo usciti dall’aula non credo sarebbero andati avanti». Nel mirino Progetto Trentino e la Civica di Borga, da cui si è definitivamente smarcato Claudio Cia. «Da oggi è chiaro chi fa veramente opposizione e chi assume posizioni complici, borderline con la maggioranza», attacca Giacomo Bezzi (Fi). «Le civiche non possono fare a meno dei partiti e devono avere il coraggio di dire da che parte stanno, uscendo dalla terra di mezzo in cui si sono rintanate per calcolo politico», incalzano Cia e Fugatti. No al modello Rovereto: «Non voglio trovarmi nel 2018 in un’alleanza con Valduga senza aver potuto dire nulla», insiste il candidato sindaco del centrodestra che sfidò Andreatta. «Il progetto delle civiche di allearsi con il Patt sostituendo il Pd è ancora in essere», assicura Fugatti. E l’ex autonomista Bezzi chiosa: «Valduga e Daldoss rubano voti al centrodestra per venderli al centrosinistra. Noi non ci stiamo».

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