il caso

Mori, perquisita la farmacia Monte Albano

Ipotesi di truffa, i finanzieri su mandato della Procura cercavano fustelle di medicinali e ricette



MORI. Si allarga l’indagine partita alcuni mesi fa da una farmacia di Villa Lagarina. Ieri nell’occhio del ciclone è finita la farmacia Monte Albano di Mori, dove all’orario dell’apertura i titolari hanno trovato ad attenderli i finanzieri muniti di un mandato di perquisizione.

Le Fiamme Gialle hanno ispezionato i locali sequestrando materiale documentale giudicato di interesse da parte degli inquirenti. In particolare, i finanzieri cercavano prescrizioni per medicinali per diabetici e per presidi per incontinenti, e fustelle staccate e conservate a parte.

L’indagine della Procura coordinata dal sostituto procuratore Fabrizio de Angelis, verte sull’utilizzo “improprio” di presìdi dell’Azienda sanitaria provinciale, ovvero prodotti farmaceutici che vengono venduti dietro ricetta medica. Il sospetto della Procura è che nelle farmacie fosse invalso un sistema di sfruttamento delle prescrizioni dal quale avrebbero lucrato le farmacie chiedendo alla Provincia rimborsi per medicinali mai consegnati.

Nelle settimane scorse, quando nei guai era finita una farmacia di Villa, l’accusa della Procura era di aver predisposto ricettari in bianco "riempiti con false prescrizioni di farmaci" a pazienti ignari o addirittura deceduti. Ora si indaga per capire se altre farmacie avessero l’abitudine di non consegnare tutti i medicinali prescritti.

Il legale della farmacia Monte Albano, l’avvocato trentino Claudio Tasin, ha sostenuto che i finanzieri avrebbero sequestrato «alcuni documenti e ricette» prelevate dalla farmacia moriana, aggiungendo che per i farmacisti l’ipotesi di reato è di truffa all’ente pubblico. Secondo la tesi dell'accusa (che dovranno essere provate in tribunale, qualora si vada a processo) sarebbero stati prescritti ai pazienti più farmaci rispetto a quelli che agli effetti venivano ritirati. In questo modo i farmacisti avrebbero incassato più rimborsi. Nella ricostruzione della procura, i farmacisti per evitare le eccedenze di magazzino avrebbero gettato i farmaci in eccedenza.

Un paio di giorni fa, proprio i farmacisti della Monte Albano avevano denunciato la presenza all’interno dei locali di telecamere che qualcuno aveva piazzato non si sa bene con quali finalità. Non si può escludere che queste servissero agli inquirenti per tenere d’occhio le mosse dei farmacisti, ma in questa eventualità, spiega il legale Claudio Tasin, che tutela i professionisti, «si tratterebbe di telecamere non autorizzate, e quindi irregolari». La contestazione della Procura è indirizzata a sia alle dipendenti Alice e Valeria Candioli che ai due titolari della farmacia, Roberto Candioli e Francesco Kostner. L’accusa è di truffa ai danni dell’Azienda sanitaria e falso ideologico.













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