«Montagne trentine, ecco come saranno le piante del futuro»

Intervista a Claudio Varotto, ricercatore della Fem, che sta studiando gli effetti climatici sulla natura in alta quota


di Martina Bridi


TRENTO. Alla Fondazione Mach è stato fatto un passo avanti nello studio degli effetti dei cambiamenti climatici sulle piante di alta montagna. Come? Attraverso un approccio che ha permesso di comprendere le basi genetiche che regolano i meccanismi di adattamento selettivo alle alte quote.  Partendo dai risultati già raggiunti dal progetto Global Observation Research Initiative in Alpine environments, che mostrano come l’aumento della temperatura stia causando nelle aree montuose un flusso migratorio delle specie vegetali verso quote più elevate, i ricercatori hanno indagato il diverso comportamento evolutivo a livello di genoma di due specie adattate a differenti quote: la Cardamine resedifolia (1.500 - 3.500 metri di altitudine) e la Cardamine impatiens (300- 1500 metri). Confrontando circa 3.000 geni isolati dalle due specie, sono state analizzate statisticamente le differenti risposte allo stress della due specie di alta e bassa quota per comprenderne la capacità di adattamento. La conclusione è che, a livello genomico, la combinazione degli stress luminosi e da basse temperature è uno dei fattori selettivi più rilevanti per la colonizzazione di ambienti di alta quota da parte di specie vegetali.

Con Claudio Varotto, che insieme al responsabile del gruppo di ricerca composto da Lino Ometto, Mingai Li e Luisa Bresadola che ha svolto la ricerca presso la Fondazione Mach, cerchiamo di capire qualcosa di più.

Quali soluzioni potrebbero contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle piante?

Gli effetti di mitigazione più efficaci sarebbero ovviamente quelli che contengano i cambiamenti climatici globali, in primis la diminuzione dei gas serra. La complessità dei fattori socio-economici che determinano queste dinamiche è tuttavia così elevata che potrebbero rendersi necessari anche altri interventi, come la conservazione ex-situ (raccolta e conservazione di germoplasma, propagazione ex-situ) e la migrazione assistita.

Ci sono specie di piante già estinte o a rischio di estinzione?

Una recente pubblicazione su Science indica che il rischio di estinzione al momento è maggiore per piante della regione mediterranea. L’aumento della temperatura e la diminuzione delle precipitazioni previsti dai modelli climatici indicano però che anche le Alpi e le montagne del resto d’Europa potrebbero andare incontro ad una rarefazione delle specie di alta quota.

In che modo le montagne trentine potrebbero cambiare “faccia”?

La vegetazione delle vette di alcune montagne potrebbe andare incontro ai cambiamenti più visibili, con progressivo “inerbimento” e diminuzione del numero e della varietà di specie di alta quota presenti a causa della competizione da parte di specie di più bassa quota. Le dinamiche in questione però sono estremamente complesse. Ad esempio fattori edafici (quantità e tipo di suolo) possono giocare un ruolo non ancora completamente compreso nella capacità delle specie di alta quota di colonizzare gli habitat più estremi. Ci sarà quindi bisogno di ulteriori ricerche prima di poter proporre degli scenari affidabili di possibili cambiamenti.

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