la storia

Mihaela: «Ho battuto il cancro e la violenza del mio compagno»

Mihaela Andrici, immigrata dalla Romania, da 13 anni in Trentino: "Donne,abbiate il coraggio di chiedere aiuto. La solidarietà femminile mi ha fatto ripartire"


Daniele Peretti


MORI. Quella di Mihaela Andrici è una storia cruda, talmente cruda che quando parla con la voce rotta dall’emozione è quasi difficile farle delle domande. Ma Mihaela ha voglia di sfogarsi, certa che quanto le è capitato possa aiutare altre donne a reagire anche quando il vissuto sembra voler negare qualsiasi futuro. In Romania abita a Iasi dove studia e dopo il diploma in ragioneria si iscrive all’università, ma dopo due anni è costretta a ritirarsi perché muore sua madre e Mihaela deve fare da madre ai suoi fratellini perché la presenza del padre non basta.

Nel 2000 arriva in Italia dove non rifiuta alcun lavoro: pulizie, lavapiatti, cameriera e a tempo perso anche sarta, arte imparata dalla mamma e che aveva sempre amato. Tredici anni fa approda in Trentino prima a Cavalese e poi a Riva alla ricerca di una realtà che offrisse garanzie, apre partita Iva e realizza un sogno: una sartoria tutta sua, abiti su misura e riparazioni.

«Quando tutto sembrava andare per il meglio ho dovuto combattere due cancri. Quello tradizionale con cui ho lottato quattro anni e quello costituito dalla violenza domestica, fisica e psicologica, subita durante il periodo della terapia. Ho chiuso la mia attività e ho capito che o trovavo la forza per reagire o per me non ci sarebbe stata vita. Ho fatto quella chiamata che tutte le donne nella mia condizione dovrebbero fare perché se chiami non vieni lasciata sola, ti aiutano. Liberata da questo tumore, dalla violenza di quello che allora era il mio compagno, mi sono concentrata sull’altro che alla lunga ho sconfitto, anche se mi sono trovata priva di tutto».

In quegli anni cosa l’ha aiutata?

La preghiera e tutto quello che la natura mi ha offerto per contrastare gli effetti della chemio: dall’alimentazione naturale alle passeggiate, a respirare l’aria nel bosco. Di notte non dormivo perché ero preda degli incubi. Per caso sono venuta a conoscenza degli effetti rilassanti del cirmolo, ho voluto provarlo e mi ha aiutata.

Questa durissima esperienza cosa le ha insegnato?

Che bisogna sempre lottare. Nel caso della violenza non si deve pensare che possa miracolosamente finire, perché non finirà. Se cedi un dito, ti prenderà un braccio e poi tutto il corpo e anche la mente. Per uscire da questo incubo bisogna fare una telefonata, si deve trovare il coraggio di farla. Per la malattia è uguale, la devi prendere a schiaffi senza nessuna certezza di sconfiggerla, ma non ti devi arrendere.

Finito il periodo nero è purtroppo entrata in uno grigio.

Vero perché non mi era rimasto più nulla, anzi meno che nulla. Per fortuna che esiste la solidarietà femminile che mi ha permesso di ripartire. Grazie al supporto della cooperativa Forchetta e Rastrello ho potuto iniziare la mia nuova attività di produzione di cuscini in truciolato di cirmolo e di fibra di Kapok. Faccio poggiatesta, cuscini lombari, cuscini da letto ed anche da sauna con una copertura in sughero. A me hanno dato un gran beneficio che voglio trasmettere a chi sta male, a chi è sotto terapia oncologica, agli invalidi. Sia chiaro, nulla di curativo o garantito.

Dopo queste esperienze, ci sono state altre delusioni?

La politica. Sotto elezioni è venuta da noi Vanessa Cattoi, una visita veloce con la promessa di tornare per ascoltare i nostri problemi: mai più vista. Ho scritto anche all'assessore Spinelli per esporgli un problema: ricevuta la mail, non ha mai risposto.

Cosa voleva chiedergli?

Volevo segnalare il fatto che per chi assume invalidi civili ci sono delle agevolazioni fiscali, nulla però per chi vuole aprire partita Iva che potrebbe diventare un lavoro terapeutico.

Spieghi.

Lavoro tutto il giorno, ma sono libera di dettarmi i ritmi. Posso prendermi mezz’ora per andare a fare una passeggiata oppure alzarmi più tardi di mattina. Ho un’invalidità riconosciuta del 60% ridotta dal 75 iniziale, ma questa mia esigenza di autogestione è comune a tante altre persone che si trovano nella mia situazione. A Spinelli non volevo chiedere nulla, ma solo segnalare questa situazione: non me lo ha permesso.

Un’emozione invece?

Quando una ragazza con la sclerosi multipla mi ha detto che ha provato sollievo con i miei cuscini o chi dopo un trauma accidentale è riuscito a dormire grazie ad essi.

Ha ricominciato a vivere con “Magnificatgreen” e un laboratorio in Via Teatro a Mori.

Ci sono riuscita solo con l’aiuto della cooperativa che tramite MoviTrento mi ha dato il locale condiviso con altre attività in comodato d’uso gratuito. Parlavo della solidarietà femminile, oltre a Anna Scarfiello che è la mia socia, ci sono le donne che passano al negozio e se ho bisogno mi aiutano. C’è un ragazzo che quando arriva il cirmolo dagli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia viene in laboratorio per fare i trucioli. Si lavora. Qui meno rispetto all’Alto Adige e alla Lombardia, ma è anche arrivato il momento di potenziare il mio progetto di rinascita rendendolo start up. Anche quando hai perso la fiducia, il futuro si può realizzare: è questo il messaggio che vorrei trasmettere a tutte le donne in difficoltà.

 













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