Mercato del lavoro: in Trentino crisi profonda

L’aggiornamento del secondo trimestre dell’anno sul ricorso alla cassa integrazione in provincia di Trento lascia poco spazio all’interpretazione. Numeri raddoppiati rispetto all'anno scorso


Luca Petermaier


TRENTO. Il campanello d’allarme era suonato giorni fa con gli ultimi dati sulla disoccupazione: anche in Trentino il tasso è in crescita (dal 2,9% al 4,2%), segnale non positivo per un’economia - la nostra - fortemente «sollecitata» dall’aiuto pubblico. Ora gli ultimi dati sulla cassa integrazione e sugli ingressi nelle liste di mobilità confermano che la crisi è tutt’altro che alle spalle.
L’aggiornamento del secondo trimestre dell’anno sul ricorso alla cassa integrazione in provincia di Trento lascia poco spazio all’interpretazione. I numeri sono lì, chiari come il sole e testimoniano un evidente aumento del ricorso alla «cassa» sia nel settore dell’industria che in quello del commercio. Nel primo caso (tra cassa integrazione ordinaria e straordinaria) si è ampiamente sfondato il numero del milione di ore tra aprile e giugno, con un aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso che sfiora il raddoppio, come si può notare nelle tabelle che pubblichiamo sopra. In forte sofferenza anche il settore del commercio che nella cassa integrazione straordinaria segna un raddoppio di ore nel primo trimestre del 2010 rispetto allo stesso periodo del 2009 e continua a peggiorare nel secondo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2009.
In controtendenza rispetto agli alti settori, nell’edilizia il ricorso alla cassa integrazione è invece calato passando (secondo trimestre 2010) da 1,5 milioni di ore dell’anno scorso a poco più di 900 mila tra aprile e giugno. Forse in questo settore produttivo più che negli altri ha pesato l’intervento diretto della Provincia con la forte iniezione di denaro degli ormai famosi rimborsi del 30% per le ristrutturazioni edilizie.
Allarmante - spiegano gli esperti - è l’aumento della cassa integrazione straordinaria il cui significato ha due ordini di spiegazioni. La prima è che molte grosse aziende hanno ormai sforato il numero massimo di settimine per beneficiare della «cassa» ordinaria e quindi «bussano alle porte» di quella straordinaria non vedendo (per ora) la luce fuori dal tunnel della crisi. Il secondo motivo è più semplice: sono aumentate le aziende in difficoltà. Sotto questo profilo la Provincia ad inizio anno ha confermato le misure straordinarie negli ammortizzatori sociali, estendendo quelli in deroga. Una boccata d’ossigeno per i lavoratori che - però - continuano a trovare barriere al ritorno nel mercato del lavoro.
Poco confortante è anche l’analisi di un altro dato, quello relativo al numero di iscritti nelle liste di mobilità. Chi ha perso il lavoro, per intenderci. Ebbene, il peggioramento è costante dal 2008 con un aumento graduale degli iscritti nelle liste per ogni trimestre di riferimento. A dicembre 2008 erano 2.919, un anno dopo (dicembre 2009) sono lievitati a 3.939 fino ai 4.135 del giugno di quest’anno.













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