Ludwig, l'omicidio che segnò Trento

Nel 1983 Furlan e Abel uccisero don Bison. Oggi sono uomini liberi



(segue dalla prima pagina) di Mauro Lando Su quel punteruolo era stata fissata una piccola croce in legno. Successe la sera del 26 febbraio 1983, in via Giardini a Trento. In questo modo Marco Furlan e Wolfgang Abel, gli allora giovani veronesi che avevano creato "Ludwig", ferirono gravemente don Armando Bison, 71 anni, residente nel convento dei padri Venturini. Il sacerdote morì l'8 marzo.  Così Ludwig è entrato nella storia nera di Trento. Ora i due assassini sono uomini liberi da qualche giorno, hanno scontato la loro pena ed hanno diritto ad entrare un po' alla volta nell'oblio. Nessun oblio però deve essere consentito al loro fanatismo ed alla loro ideologia nazista. L'omicidio di padre Bison, uno dei 15 da loro perpetrati con il corollario di 36 feriti, non fu casuale, ma ben preparato. Lo dimostrò la rivendicazione che arrivò il 2 marzo con una telefonata all'Ansa di Milano segnalando che il crocefisso apposto sul punteruolo portava la scritta "Faba", particolare di cui fino ad allora erano a conoscenza soltanto gli inquirenti. Ludwig quindi si era riservato un elemento informativo per dimostrare la paternità della propria azione che rientrava nell'obiettivo di "ripulire il mondo" da barboni, omosessuali, prostitute, tossicodipendenti, preti, sale cinematografiche e discoteche.  Comprensibile lo sgomento che colpì in quei giorni l'opinione pubblica trentina davanti a un omicidio così drammatico e gratuito, cheseguiva di alcuni mesi l'assassinio di due frati uccisi a martellate nel Santuario della Madonna di Monte Berico a Vicenza. L'impressione era che Ludwig potesse colpire comunque, seguito da volantini con la svastica e slogan "La nostra fede è il nazismo, la nostra giustizia è morte, la nostra democrazia è sterminio".  Tanta era l'attenzione sull'uccisione di padre Bison e sulle imprese di Ludwig che a fine marzo venne tratto in arresto un docente di fisica all'Università di Pavia. Era il professor Silvano Romano che nei giorni dell'omicidio si trovava a Trento per tenere un corso alla Facoltà di fisica di Povo. Chi cerca oggi su Internet il nome di Romano incontra decine di segnalazioni della sua attività di scienziato e docente. Allora invece per qualche giorno, partendo proprio da Trento, venne denominato "professor Ludwig". Valutando l'omicidio Bison e le altre imprese di Ludwig, ritenne che il successivo delitto avrebbe avuto per vittima un componente della comunità ebraica. Ne parlò al telefono con il rabbino di Padova, lasciando nome cognome e recapito. Bastò per arrestarlo ritenendolo vicino a Ludwig. Il professor Romano rimase in carcere qualche giorno a Verona e, chiarita la sua posizione estranea, venne rimesso in libertà. Nel maggio successivo tornò alla facoltà di Povo, ed ai giornalisti che lo intervistavano dichiarò: «Mi occupo solo della fisica dei liquidi».  Va ricordato anche che Trento contò una seconda vittima di Ludwig, un professionista che morì nel maggio 1983 nel rogo di un cinema milanese appiccato da Furlan e Abel. Ora i due assassini solo liberi, sono certamente cambiati, ma i loro omicidi restano come esempi di follia ideologica.

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