Liquidazioni d’oro ai politici, ora si attiva la Procura

Chi ha affidato le somme al Family Fonds avrebbe sottoscritto un contratto che gli garantisce una rendita del 4%. Se non viene raggiunta la Regione interverrebbe con soldi pubblici



TRENTO. Lo scandalo delle liquidazioni d’oro riservate ai consiglieri provinciali e regionali al posto dei vecchi vitalizi riserva un nuovo capitolo. Dell’intera vicenda si occuperà nelle prossime settimane anche la Procura della Repubblica di Bolzano dopo che proprio dagli ambienti politici è emerso che la Regione si sarebbe fatta garante, con soldi pubblici, della rendita minima di 4 per cento che i consiglieri si sono assicurati versando le somme percepite nel «Family Fonds» appositamente costituito e gestito da Pensplan.

Si tratta di un fondo destinato a gestire finanziariamente le somme dei singoli consiglieri aderenti e che avrebbero sottoscritto un contratto con la garanzia come detto di una rendita minima del 4 per cento. Nonostante il Fondo sia destinato a gestire somme assolutamente private dei singoli consiglieri, la Regione avrebbe garantito un intervento con soldi pubblici per il raggiungimento della rendita minima garantita del 4 per cento qualora l’obiettivo non fosse raggiunto per problemi legati al mercato finanziario.

Verrebbro dunque utilizzati soldi pubblici per arricchire conti privati. Per questo il procuratore aggiunto Markus Mayr, interessato del caso, ha annunciato l’avvio di un’inchiesta preliminare. Ipotesi di reato: abuso d’ufficio e peculato. I reati si concretizzerebbero, però, solo nel momento dell’intervento finanziario della Regione.













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