LE STRADE DELLE DOLOMITI

Licia Colò: "Introduciamo il ticket e chiudiamo per un paio d'ore"

La proposta della conduttrice televisiva, da sempre affezionata alle montagne del Trentino


Antonella Mattioli


TRENTO. «Come principio penso che se la natura non viene conosciuta, non viene neppure tutelata e rispettata, per questo sono in genere contraria alle chiusure. Oltre al fatto che chi chiude la natura finisce per essere odiato da quanti si sentono esclusi. Detto questo sono convinta che qualcosa si debba fare per proteggere l'area dolomitica, attraversata dalle strade dei passi che nei mesi estivi sono invase da auto, moto, pullman, camper». Chi parla è Licia Colò, nota al grande pubblico in qualità di conduttrice di programmi di successo come "Alle falde del Kilimangiaro", dedicato ai viaggi in località particolari; ma impegnata anche in battaglie a favore della tutela dell'ambiente e degli animali. Conosce bene la realtà altoatesina e trentina, perché ormai da anni passa le vacanze estive a Sarnonico, in Valle di Non. In questi giorni è qui e trascorre le giornate, facendo escursioni in mountain bike a pedalata assistita. L'abbiamo sentita nell'ambito della campagna promossa da Alto Adige e Trentino sulla gestione delle strade dei passi che punta a sollecitare il dibattito su un tema delicato, perché investe interessi economici importanti, con l'obiettivo - per altro ambizioso - che la prossima estate sia diverso. Certo, il partito dei ciclisti e in parte anche quello degli escursionisti sarebbero per la chiusura totale ai mezzi motorizzati. È vero, ne beneficerebbe la natura, a scapito però di quanti sulle strade che portano sui passi ci lavorano. Per questo sarebbe importante trovare un equo compromesso.

Secondo lei come si può difendere questo prezioso patrimonio naturale: cosa pensa dell'ipotesi di introdurre un ticket sui passi dolomitici?

«Dico no se si tratta semplicemente dell'ennesima tassa. Siamo già un Paese massacrato da tasse di ogni genere. Sinceramente non se ne può più, aggiungerne un'altra mi sembrerebbe oggettivamente troppo ».

E se invece si tratta di qualcos'altro?

«Dico sì se quello che si incassa con l'introduzione del ticket verrà poi reinvestito in iniziative di tutela e valorizzazione dell'ambiente. Ovviamente, dovrebbe essere un ticket accessibile».

Lei dice no alle chiusure in genere, ma cosa pensa di una possibile chiusura a fasce orarie?

«La sottoscriverei se si trattasse di una chiusura per due-tre ore al giorno. Sono convinta che, se fatta in maniera soft, alla fine verrebbe accettata da tutti».

Un po' meno, probabilmente, da coloro che sulle strade dei passi ci lavorano e temono un calo degli affari dalla riduzione del traffico motorizzato.

«Si tratta infatti di conciliare le diverse esigenze, tenendo presente che prima di tutto viene la tutela della natura. Due-tre ore di chiusura delle strade dei passi ai mezzi motorizzati, non significa chiudere tutto, ma consentire agli appassionati di bici, come la sottoscritta, e di escursioni a piedi, di pedalare o passeggiare tranquillamente in mezzo alla natura senza l'incubo di essere falciati o costretti a respirare i gas di scarico e a sentire il rumore dei motori . Macchine e moto potranno comunque continuare ad andare sui passi, ma senza averne il monopolio assoluto. Non so se prima o poi le Province di Trento, Bolzano e Belluno, riusciranno a trovare un qualche compromesso capace di salvaguardare la zona dolomitica - la più delicata, in quanto essendo famosa in tutto il mondo, richiama ogni estate migliaia di turisti - ma sarebbe un segnale importante anche per altre realtà italiane».

Riconoscerà che rispetto ad altre realtà della penisola in Trentino-Alto Adige c'è da sempre una maggior attenzione ai problemi ambientali.

«Non c'è dubbio. Qui tra la natura e la popolazione c'è un legame particolare che è storico. Purtroppo, nel resto d'Italia non è così: nel nostro Paese - in generale - c'è una scarsa sensibilità ambientale».

Però in Italia ci sono una serie di parchi naturali.

«Ma non basta mettere un cartello o tracciare su una mappa la scritta "Parco naturale". Bisogna porre dei limiti giusti e poi farli rispettare. A mio avviso, per esempio, in un parco naturale non si caccia e non si pesca. Chi trasgredisce, viene punito, ma non solo a chiacchiere».













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