Le prigioni di Cles riaprono le porte

Gli antichi serramenti in larice delle celle esposti nell'atrio nel tribunale


Giacomo Eccher


CLES. Smantellate durante gli imponenti lavori di restauro dello storico palazzo Assessorile (lavori eseguiti tra il 2006 e il 2009), le prigioni di Cles tornano alla luce con l'esposizione, destinata pare a diventare permanente, dei portoncini in larice delle celle nell'atrio di Palazzo Dal Lago de Sternberg, sede della sezione staccata del tribunale e del Giudice di Pace.

Le prigioni erano storicamente al terzo piano di palazzo Assessorile, e l'ultimo carcerato è stato qui ospite nel non lontanissimo 1975. Da allora i vecchi catenacci, che impressionano ancora oggi per la loro complessa imponenza, sono rimasti inattivi, ma dentro quei muri, quasi in contrasto con la munificenza degli affreschi che il restauro del palazzo ha consentito definitivamente di recuperare, erano rimaste le tracce delle sofferenza e della disperazione.

«Non è un caso che i muri delle celle che trasudano la sofferenza di migliaia di reclusi in almeno quattro secoli di uso a carcere, portino tangibili le tracce e la testimonianza di questi poveri cristi. Innumerevoli sono infatti le iscrizioni e i disegni incisi nell'intonaco dipinto con qualche piccolo oggetto o con qualche pezzo di legno di cui disponevano. All'interno delle celle infatti si accendevano addirittura dei fuochi per non morire di freddo, ma il paradosso procurato dall'eleganza degli affreschi all'interno delle prigioni è tuttora chiaro e visibile. Molte frasi di rammarico, di protesta, di rivendicazione, di dolore, di sofferenza e di morte, sono in esposizione proprio al fianco degli affreschi del Fogolino e sono ormai parte della tortuosa storia del palazzo». Questo scriveva l'allora assessore comunale alla Cultura, Ruggero Mucchi, in carica durante le fasi di restauro di palazzo Assessorile.

La memoria in realtà non è stata cancellata: le porte delle celle, una cornice lignea con inferriata, i tavolati in legno di particolare pregio con superfici decorate a graffito e alcune cornici di pietra dove erano ancorare le grate delle prigioni sono stati salvati e conservati, così come è rimasta una completa documentazione fotografica prima, durante dopo il restauro del terzo piano dal palazzo, dove c'erano le carceri. Ora, grazie ad un investimento deciso nel 2010 dall'amministrazione guidata da Maria Pia Flaim, alcuni di questi reperti, i più significativi, tornano alla luce per documentare una pagina secolare della storia del capoluogo noneso e del palazzo Assessorile, che nel corso dei secoli è stato residenza nobile, sede di giustizia e municipio, ma anche prigione fino a pochi anni fa.













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