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«Le Dolomiti? Fossero in Svizzera sarebbero molto più sfruttate»

L’esperto elvetico Pietro Beritelli invitato dall’Upt: «I turisti internazionali vogliono arrivare in vetta in funivia»


di Andrea Selva


TRENTO. «Le Dolomiti, una bellezza unica al mondo, il vero punto di forza del vostro territorio: noi in Svizzera le avremmo sfruttate in modo molto più sfacciato, ad esempio con più mezzi per arrivare in vetta, funivie, ascensori, perché ai turisti internazionali piace così». Parola del docente svizzero Pietro Beritelli, il padre di “Heidiland”, docente di management turistico all’università di San Gallo, invitato dall’Upt come esperto di internazionalizzazione. E per chiarire il concetto Beritelli ha preso a prestito un modo di dire tipicamente tedesco: «Ricordate che il verme deve piacere al pesce e non al pescatore». Insomma bisogna dare al turista quello che vuole lui e non quello che vogliamo noi. Più chiaro di così.

Chissà che effetto ha fatto sentire queste parole all’assessore Mauro Gilmozzi, ieri seduto in prima fila nell’auditorium delle Cantine LaVis, dove era organizzato il convegno dell’Upt. Chissà che effetto hanno fatto a Marcella Morandini, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco, che aveva preso la parola prima dell’esperto svizzero per spiegare la strategia “rispettosa” nei confronti delle Dolomiti patrimonio dell’umanità, proprio mentre in valle di Fassa si discute piuttosto animatamente se è opportuno (come vorrebbe il Comune di Canazei) realizzare un nuovo impianto a fune per raggiungere la vetta della Marmolada - il simbolo delle Dolomiti - dal versante trentino.

Poi è arrivato lui, Beritelli, a dire che se vogliamo i turisti indiani (giusto per citare uno dei tanti esempi concreti che ha illustrato nella sua relazione) bisogna portarli in vetta comodamente. E magari fargli trovare un paio di ristoranti con i loro piatti nazionali. Una provocazione? Fino a un certo punto, visto che Beritelli ha citato pure la funivia che da Engelberg porta ai 3.239 metri del Monte Titlis, ruotando di 360 gradi mentre gli altoparlanti diffondono jodel tedeschi per l’entusiasmo di turisti cinesi e giapponesi.

Internazionalizzare il turismo, ecco l’obiettivo che ieri i consiglieri dell’Upt (con Piero De Godenz in testa) hanno messo sul piatto con l’obiettivo di superare la crisi economica e di allungare le stagioni. E lo svizzero (che è anche consulte di alcune Apt trentine) a mettere le mani avanti: «A Zell am See (in Austria) sono arrivati gli arabi. Una minoranza appartenente al 2 per cento di questo popolo che si può permettere di viaggiare, ma che può spendere anche moltissimi soldi». Benissimo. E le controindicazioni? «La comunità ha subito una trasformazione: in giro si vedono super car sportive e donne vestite con il burka. Non a tutti piace, come anche in altre località svizzere fanno discutere i cinesi che alloggiano negli hotel di livello medio basso e poi si precipitano in massa a fare shopping nelle gioiellerie».

Il verme deve piacere al pesce. E se non piace al pescatore? «Poi le mode passano, è fisiologico, pensate alla fine che hanno fatto certe località turistiche (di cui non ha fatto il nome) che andavano di moda negli anni Cinquanta e Sessanta».

Beritelli a Trento era già venuto un paio di anni fa, parlando del declino dello sci. E ieri, per concludere, ha ribadito il concetto: «Insistere troppo sulla neve e lo sci non fa bene al turismo montano estivo».













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