IL REPORTAGE

Lavori, code e assenza di parcheggi: sui passi dolomitici peggio che in città

Pullman, vetture, ciclisti e tantissime moto sulle stesse strade


Marzio Terrani


CANAZEI. Lo scorso marzo, al Comun general de Fascia, la Provincia di Trento e quella di Bolzano avevano presentato il "Change Management" per i passi dolomitici, un nuovo tipo di gestione che si propone di far diventare la zona del Sella un modello di mobilità alternativa in Europa attraverso l'incremento di trasporto pubblico con veicoli sostenibili, chiusure a finestra e potenziamento dei servizi a fune. Ma da allora nulla è accaduto, nulla è stato fatto. E sui passi dolomitici è tornato il traffico tipico dell'estate.

Nulla è cambiato rispetto a un anno fa, nonostante le maggiori competenze sulle strade acquisite dalle province di Trento e Bolzano e l'annunciata sperimentazione estiva di chiusura (non è mai stato specificato quando e come) del Sella, a cui però in primavera si sono opposti i sindaci (riuniti appositamente a Canazei) e gli operatori che gravitano sul passo, i quali piuttosto del blocco del traffico preferirebbero il pedaggio. E, in questa realtà immutata, ci sta pure l'attrazione per il valico (come per il Pordoi e altri) che resta irresistibile. Perché risalire Passo Sella è uno spettacolo specie quando agli ultimi tornanti lo skyline frastagliato del Sassolungo, il luccichio del ghiacciaio della Marmolada e l'imponenza delle pareti del Sella riempiono gli occhi, e non solo.

Ma godersi tutto questo, con le condizioni di traffico e strada attuali, non è poi così semplice. Chi come noi ci ha provato ieri pomeriggio in auto, ha trovato al primo tornante, dopo il centro di Canazei, un semaforo per lavori che ha causato una discreta fila, anche perché tra i vari veicoli in coda c'erano pure un paio di pullman, carichi di turisti "mordi e fuggi" che girano in giornata le Dolomiti e pare siano in netto aumento. Destreggiarsi poi tra i ciclisti, che si avventurano lungo questi impegnativi nastri d'asfalto pieni di rattoppi, e le tantissime moto (i mezzi che più abbiamo incontrato sul percorso) spesso con guida fin troppo sportiva, richiede una buona concentrazione al volante. Se la sfilata, che ci passa accanto, di auto decapottabili di lusso, camper e caravan di ogni foggia, sidecar, fuoristrada e quad aggiunge colore al viaggio, fermarsi per scattare qualche foto e prendere una boccata d'ossigeno può rivelarsi un miraggio: tutti occupati gli spiazzi (sterrati) a fianco della strada. E, quando pensiamo d'essere giunti alla meta, al terzo tornante incappiamo in un'altra coda dovuta a lavori per sondaggi geognostici, con conseguenti rallentamenti.

Arrivati al passo si pone di nuovo il problema del parcheggio, sempre zone sterrate a fianco della strada: non ci resta che mettere le quattro frecce e attendere che un gruppo di motociclisti tedeschi termini le foto ricordo per trovare posto nella terra battuta. E chi ci supera sperando di trovare una situazione più rosea, appena superato il confine altoatesino, resta deluso: sebbene l'asfalto recente dapprincipio incoraggi (ma cede ai bordi dell'asse stradale) i pochi posti auto disponibili sono occupati.

Così dopo le foto di rito, perché queste montagne le meritano tutte, non ci rimane che scendere a valle, con i ringraziamenti di un automobilista olandese, a cui lasciamo il posto.













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