La “truffa del bancomat” Finti acquirenti sui siti online 

Il caso. Si mette in vendita un oggetto su un sito, si viene contattati da un aspirante compratore che simula un pagamento ma in realtà si fa accreditare il denaro. Decine le vittime



Trento. Contano sulla correttezza, sul fatto che la stragrande maggioranza delle persone non pensa neppure di truffare il prossimo e quindi non immagina di essere nel mirino del truffatore. E contano anche sulla scarsa attitudine all’uso del mondo virtuale per effettuare pagamenti o per ricevere accrediti. In questo modo riescono a mietere numerose vittime, a rubare denaro dal conto corrente stando comodamente a casa propria. Questa truffa potrebbe essere definita «vendo e pure pago», ed è l’oggetto di decine e decine di denunce che vengono presentate con cadenza purtroppo regolare alle forze dell’ordine. Le indagini ci sono (come quella conclusa pochi giorni fa dai carabinieri della Compagnia di Riva, che ha portato a 13 denunce per 18 truffe) e sempre ci saranno, ma la prima arma di difesa del cittadino è quella della conoscenza. Conoscere il meccanismo della truffa è un ottimo strumento per evitare di esserne vittima. E quindi ecco a cosa bisogna stare attenti. Il punto di partenza è la vittima che mette su diversi siti di compravendita un bene che vuole vendere. Un frullatore, un aspirapolvere, un vestito, un paio di scarpe. L’oggetto non ha importanza, perché il truffatore non è interessato a quello. Dopo la pubblicazione arriva la telefonata di un possibile acquirente. Lo scambio è quello classico: alcune domande per sapere lo stato dell’oggetto, un minimo di trattativa sul prezzo e poi l’ok. L’acquisto si può fare. Per il ritiro non c’è problema, l’acquirente si arrangia. E neppure per il pagamento ci sono intoppi. È sufficiente che il venditore si rechi ad un sportello Postamat per vedersi accreditati i soldi. Al telefono il finto acquirente indica i passaggi uno per uno. E quindi inserire il bancomat, selezionare il circuito di pagamento, selezionare Ricarica Postepay. A questo punto, il finto acquirente comunica al venditore un numero di carta postepay da inserire, sostenendo essere il numero dell'ordine per il prodotto, e selezionare l'importo pattuito prima di confermare il «pagamento». In realtà tutte i passaggio servono per caricare il denaro sul conto del truffatore. E così il raggiro è servito. (M.D.)













Scuola & Ricerca

In primo piano