La riforma dello Statuto per chi verrà 

Consegnata da Falcon ai presidenti Rossi e Dorigatti la proposta della Consulta: «Prezioso lavoro per il nuovo Consiglio»



TRENTO. «Una mole di lavoro che chiamerà l’autonomia ad un grande dibattito politico regionale». Prendiamo a prestito una frase pronunciata ieri da Bruno Dorigatti per sintetizzare quello che è, e sarà nella prossima legislatura, la proposta di Riforma dello Statuto. Il corposo documento, quasi 100 pagine, è stato consegnato non solo simbolicamente da chi ha guidato la Consulta per la riforma in questi 18 mesi, il professor Giandomenico Falcon, proprio al presidente del Consiglio Bruno Dorigatti e al governatore Ugo Rossi.

Cerimonia sobria e partecipata in sala Depero che chiude un periodo di lavoro intenso che si è dipanato attraverso 25 sedute della Consulta, 17 incontri territoriali, con 556 persone coinvolte. Certo la situazione politica attuale, nessuno se lo nasconde, non rende praticabile alcuna riforma: non c’è un Governo, la legislatura provinciale è agli sgoccioli e, va detto, in Alto Adige si è fatto un lavoro simile (ma non eguale, tramite la Convenzione) che dovrà essere amalgamato con quello prodotto da Falcon. Insomma la strada per una possibile riforma è tracciata ma non è certamente in discesa: «Oggi deve prevalere la domanda sulla qualità dell’autonomia, il modo in cui essa si pone e si esplica, piuttosto che il facile interrogativo sulla quantità dell’autonomia, incarnata dalla dimensione delle sue risorse» ha detto Dorigatti, senza eludere il problema del confronto tra i documenti proposti da Trento e Bolzano: «Se si dovesse instaurare un confronto freddo, ovvero non mediato dalla politica, si imboccherebbe la strada senza uscita dell’inconciliabilità».

Il professor Giandomenico Falcon si è detto soddisfatto del lavoro svolto: «L’equilibrio tra rappresentanza politica e società civile ha funzionato bene. Voglio anche sottolineare un dato significativo: il documento finale della Consulta è stato approvato all’unanimità. Questo non significa che tutti fossero d’accordo su tutte le questioni, ma si è voluto tenere assieme tutte le sensibilità. Ma nonostante questo il documento non è amorfo, traccia un percorso. Cosa non abbiamo fatto? Non abbiamo prodotto uno Statuto, nemmeno una proposta compiuta per riformarlo. Non era questo il nostro compito, farlo significava anticipare i tempi».

Conclusione lasciata al governatore Ugo Rossi: « L’auspicio è quello che grazie al processo partecipativo e al lavoro svolto dalla Consulta possa essere promossa una revisione non solo rispettosa dell'attuale patrimonio di competenze.

Ma anche in grado di considerare un modello innovativo nell'architettura istituzionale autonomistica, volto a sperimentare nuove forme di governance per le comunità e i territori, nella direzione di un'ampia autonomia in seno alla Repubblica e in uno spirito di reale sussidiarietà responsabile e di solidarietà nel rapporto con lo Stato e con le altre comunità regionali e locali».

Il giudizio sul lavoro della Consulta? « Conferma l’assetto tripolare del nostro sistema di autogoverno nel quadro di un unico Statuto, delineando alcune ipotesi di riforma e configurando la Regione anche come ambito privilegiato di cooperazione, coordinamento e di gestione congiunta dei rapporti a livello sovranazionale. Una questione che dobbiamo però affrontare con attenzione, rispettando e valorizzando le molteplici sensibilità, promuovendo un dialogo virtuoso e costante con Bolzano e favorendo un vero confronto, che dovrà essere caratterizzato dal primato della politica e dalla consueta mediazione che ha sempre saputo tenere unite Trento e Bolzano. E proprio in quest’ottica per valorizzare il prezioso lavoro della Consulta, avvierò fin da subito un ragionamento ed un dialogo con il presidente Kompatscher, a cui seguirà un incontro tra le due giunte anche per raffrontare i lavori di Consulta e Convenzione. Un confronto che dovrà essere paziente, lungimirante, non strumentale e volto alla comprensione dell’altro e delle sue difficoltà, in un’ottica di pari dignità».(g.t.)













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