L’ingegneria genetica del Cibio va a Boston alla finale dell’iGem

Otto studenti dell’Università di Trento presentano B.fruity: il batterio che accelera o ritarda la maturazione della frutta


di Martina Bridi


TRENTO. Con il progetto “B. fruity” 8 studenti dell’università di Trento hanno staccato il biglietto per il Massachusetts Institute of Technology di Boston, dove parteciperanno alla competizione internazionale di biologia sintetica iGem (International Genetically Engineered Machines competition) lanciata 10 anni fa per promuovere le idee e le capacità dei giovani impegnati nel mondo della biologia sintetica e dell’ingegneria genetica. La notizia del successo trentino è arrivata da Lione, la città francese che ha ospitato la fase selettiva europea delle squadre iGem: l’Ateneo trentino è stato l’unico italiano a superare la selezione insieme a pochi team di alcune delle migliori università europee. Su un totale di 60 gruppi partecipanti, sono passati in 22, di cui 11 nella categoria “undergraduate”, alla quale appartengono gli studenti di Trento. La squadra trentina è formata da Bruno Aor, Fabio Digiacomo, Gabriele Girelli, Caterina Marchioretti, Michele Pedrotti, Thomas Perli, Emil Tonon e Viola Valentini, studenti del corso di laurea in Scienze e tecnologie biomolecolari e del corso di laurea magistrale in Biotecnologie cellulari e molecolari. Il gruppo conta sulla supervisione e l’appoggio dei docenti del Cibio Cristina Del Bianco, Sheref Mansy, Olivier Jousson, insieme a Paola Torre (Cibio) e Damiano Avi (Dipartimento di Fisica). “B. fruity” si basa sull’utilizzo di un batterio che viene ingegnerizzato per produrre due molecole volatili, l’etilene e il metil-salicilato, che rispettivamente accelerano o rallentano il processo di maturazione della frutta. Grazie all’inserimento di un circuito genetico nel batterio, il controllo della produzione dell’una o dell’altra molecola avviene in seguito all’esposizione alla luce o al buio. «Siamo molto soddisfatti, il duro lavoro della squadra ha portato grandi risultati» commenta Olivier Jousson, coordinatore dei corsi di laurea in Biotecnologie del Cibio. «Questo anno in particolare – sottolinea – la competizione era molto alta, sono state escluse squadre di università molto più grandi e consolidate in questo settore rispetto a noi. Preciso che il progetto è stato scelto dagli studenti stessi, senza limitazioni e che i campi applicativi delle biotecnologie e le abilità dei nostri studenti spaziano dalla biomedicina all’agro-alimentare e all’ambiente». Jousson conclude: «Qualificarsi alla finale di iGem per l’Università di Trento significa ottenere un riconoscimento importante in termini di visibilità e di reputazione scientifica internazionale». Alessandro Quattrone, direttore del Cibio, aggiunge: «La notizia che siamo per la seconda volta in finale è notevole, già nel 2012 infatti un’altra squadra dell’Ateneo, sempre del Cibio, si era distinta nella competizione iGem con i batteri ingegnerizzati che ripuliscono i monumenti».

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