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L’ex cuoco dei vip russi che dorme sotto i portici di Trento

La storia di Antonio Carone, 53 anni, passato dai ristoranti di lusso alla droga «Ho le dita dei piedi amputate, e sono malato. Ma mi aiutano in tanti»


di Daniele Peretti


TRENTO. Antonio Carone sono ormai due mesi che dorme sotto il portico di Piazza Duomo a fianco del chiosco che vende tabacchi e souvenir. A 53 anni vive su una sedia a rotelle, ha due tumori e la sua storia di vita è da ascoltare, anche perché Antonio la racconta volentieri e sempre con un viso sorridente.

Il suo passato è fatto di macchine e hotel di lusso, donne, Praga e la Russia come riferimento delle sue sbaraccate e tre ristoranti (sarebbe cuoco) a Lipsia ex Ddr. Poi in un baleno perde tutto: «Sono passato dalla depressione alla droga e mi sono letteralmente bruciato tutto, matrimonio con tre figli, compreso. Come ho fatto? È bastato fumare una sigaretta con la coca sopra per non sentirmi più la depressione addosso e da quel momento è stato solo un cadere sempre più in basso».

Antonio perde tutto, sopravvive con dei lavori saltuari spesso non pagati: «Nel 2004 sono venuto a Trento con una ditta russa che aveva un subappalto per il controllo delle tubature del gas, ma alla fine non ci hanno pagato». Tra le tante peripezie anche poco meno di un mese trascorso a Verona a dormire all’interno del Cimitero Monumentale dove però a seguito di un principio di assideramento, gli hanno dovuto amputare le dita dei piedi: «Questa situazione che non è ancora del tutto guarita sommata al tumore maligno alla prostata ed a quello allo stomaco, mi hanno fatto avere un’invalidità del 100% ed una pensione di 800 euro al mese».

Ma allora perché dorme in strada? «Perché nessuno si fida e mi affitta un appartamento. Ho chiesto all’Itea, tramite le assistenti sociali di avere anche solo una stanza che mi potrei pagare, ma niente e sa cosa ho capito dopo tanti colloqui? Che se non fossi italiano, avrei già risolto i miei problemi».

Antonio dovrebbe mangiare solo cibi macinati o omogeneizzati; per un po’ è andato al Punto d’Incontro, ma quando hanno saputo della pensione non l’hanno più ospitato: «Per me è assurdo, vivo lo stesso in strada e sono ammalato. Ho la certificazione medica del mio stato di salute che attesta anche che non posso dormire per strada. Ho provato ad andare alla Bonomelli, ma non so perché ma mi è venuta un’irritazione che ho dovuto curare col cortisone e radermi completamente».

Antonio ha una lunga fila di persone che vuole ringraziare: Erica Comep che è l’unica assistente sociale che gli ha dato una mano. I Volontari di Strada Nadia, Francesco e Matteo, i commerciati di piazza Duomo e di via Belenzani e le Forze dell’Ordine: «I Carabinieri quando smontano dal servizio passano e mi portano a prendere il cappuccino e di notte le pattuglie passano più volte a vedere come sto. I commercianti mi danno una mano e mi aiutano».

La rete di solidarietà c’è, manca quella familiare ed il supporto dei servizi sociali: «Non fanno nulla e quando vado in ufficio, fanno passare prima gli stranieri e poi mi chiamano. Ormai non ci vado nemmeno più».

Al suo arrivo a Trento, Antonio aveva montato la tenda canadese che gli avevano regalato nel terreno incolto di via Brennero a fianco della Mediaworld: «Quando è arrivato il vento sono dovuto venire via; sono andato al Parco Santa Chiara dove mi hanno bruciato tutto a causa di una lite tra altri senza tetto nella quale non centravo nulla. A quel punto sono riuscito a mettere insieme un po di cose e sono qua».

Perché proprio Piazza Duomo? «Perché così mi vedono. Sa quanti politici, sindaco compreso che passano qua davanti? Nessuno può dire di non conoscermi». Ma intanto per Antonio, non cambia lo stesso nulla.













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