L’Asat: «Tirocini strumento prezioso e da valorizzare»

Pallanch (Asat): «La legge è chiara, gli studenti vanno pagati ed è giusto farlo. Agenzia del lavoro, concorrenza sleale»



TRENTO. Giusto pagare gli studenti che partecipano ai tirocini estivi. Giusto e previsto dalla legge, che stabilisce un minimo di 70 euro a settimana. Roberto Pallanch, direttore dell’Asat, l’associazione albergatori ed imprese turistiche della Provincia di Trento, interviene sul caso - denunciato da alcune scuole - del mancato versamento di un corrispettivo ai giovani che hanno deciso di sfruttare questo «strumento fondamentale, da gestire secondo le regole e valorizzare».

Pallanch, come ha reagito alla notizia data dal “Trentino”?

Bisogna preoccuparsi perché se ciò fosse vero si rischia dare una rappresentazione negativa e di colpire uno strumento che da sempre ha una sua importanza per i ragazzi, per le aziende e per le istituzioni formative, indicandolo come fonte di ingiustizia anzichè come opportunità di reciproca conoscenza e di sperimentazione delle dinamiche tipiche del mondo del lavoro e della vita aziendale. È invece, se applicato virtuosamente, luogo di crescita educativa e professionale per le relazioni personali, per i meccanismi organizzativi e perché no anche gerarchici che gli studenti possono praticare. Per le aziende è una occasione per conoscere ragazzi che potrebbero essere inseriti nel lavoro in un futuro più o meno immediato, ed è noto che contano di più o quantomeno contano molto questi aspetti di relazione. Per il mondo delle istituzioni formative ed educative e per le aziende o mondo del lavoro una occasione per conoscersi meglio, relazionarsi, ascoltarsi e possibilmente costruire un progetto educativo e professionale per i nostri giovani. Fatta questa premessa non capisco o capisco poco dove stia l'oggetto del contendere.

A cosa si riferisce?

Prima di tutto non bisogna confondere gli stage con i tirocini. I primi sono legati al percorso scolastico, i secondi sono qualcosa di diverso. La normativa provinciale in materia è molto chiara. Stabilisce chi può promuovere questi tirocini e le modalità del loro svolgimento. Possono promuoverli le istituzioni scolastiche e formative, università, Agenzia del lavoro. Lo fanno attraverso la stipula di convenzioni con associazioni di datori di lavoro e con aziende. Le convenzioni sono disciplinate dalla legge e da delibere della giunta provinciale. Sono previsti anche un tutor nominato dall'ente promotore e l'iscrizione all'Inail.

E sulla questione compensi?

Anche qui è tutto molto chiaro: non può essere prevista retribuzione, bensì una indennità di partecipazione a favore degli studenti. Tale indennità - il minimo è di 70 euro a settimana - è corrisposta dal soggetto promotore o dal soggetto ospitante, in genere una azienda. La mia associazione ad esempio ha stipulato una convenzione con Enaip trentino, dove è previsto che non Enaip ma le aziende avrebbero erogato l'indennità. Una scelta che Asat ha condiviso con l'ente promotore perché ci pareva giusto che le aziende "premiassero" gli studenti riconoscendo il loro impegno, ma anche va detto perché Enaip non aveva risorse finanziarie da investire in questa azione.

Condivide quindi la regola di pagare i partecipanti...

Personalmente ritengo che non sarebbe nè giusto nè educativo che i tirocini non dessero un riconoscimento ai ragazzi. Non mi risulta che ci fossero risorse stanziate o promesse dalla Provincia sui tirocini. È vero invece che Agenzia del lavoro ha messo a disposizione risorse a favore dei soggetti convenzionati con la stessa Agenzia del lavoro, come appunto alcuni enti pubblici che poi sono state erogate ai ragazzi. Da rappresentante di un'associazione di categoria, devo dire che c'è una sorta di concorrenza sleale. O per lo meno una disponibilità diversa di risorse.

Come spiega il caso dei mancati pagamenti?

Penso che alcune scuole non abbiano pienamente compreso o applicato le norme vigenti, forse ingenerando aspettative non realistiche e successivamente frustrazioni e malumori. Inoltre sarebbe opportuna una semplificazione delle norme, dei regolamenti e maggiore chiarezza nell'informare i soggetti interessati.(l.m.)













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