politica

In Consiglio la seduta più breve della storia

Ieri si è riunito per meno di 10 minuti. Giusto il tempo di bocciare due articoli Si poteva fare il giorno prima, ma minoranza e Dorigatti sono entrati in polemica



TRENTO. Il buon senso talvolta, ormai sempre più spesso, sembra non abitare nelle stanze della politica. E l’altra sera in Consiglio provinciale se ne è avuta l’ennesima dimostrazione. Per un’incomprensione tra minoranze e il presidente Bruno Dorigatti, la seduta è stata rinviata al giorno dopo, mentre sarebbero bastati tre minuti per finire le votazioni sul disegno di legge sulla bigenitorialità. Così, per un lavoro di tre minuti che poteva essere finto la sera prima, ieri i consiglieri sono dovuti tornare in aula e alcuni di loro, quelli provenienti da fuori città e che non avevano altri impegni istituzionali a Trento, hanno anche preso il rimborso spese che, ricordiamolo, è del 30% del costo di un litro di benzina per ogni chilometro fatto. Per non parlare del tempo gettato e delle spese per il personale.

Tutto è iniziato l’altra sera, mercoledì, verso le 18. Il presidente Bruno Dorigatti ha visto che i lavori procedevano velocemente e che si sarebbe potuto concludere l’esame del disegno di legge proposto da Filippo Degasperi. «L’ordine del giorno prevedeva l’interruzione dei lavori alle 18,30 - spiega oggi Dorigatti - e sarebbero bastati tre minuti in più per poter finire le votazioni sugli articoli rimanenti».

Così Dorigatti, in aula, ha chiesto ai consiglieri se fossero d’accordo nell’andare avanti. In un primo momento, nessuna ha sollevato obiezioni. Ma poi, nelle opposizioni si è diffuso il timore che questa cosa avrebbe potuto creare un precedente. Così prima Rodolfo Borga e poi Maurizio Fugatti hanno chiesto al presidente Dorigatti di mettere a verbale che si sarebbe andati avanti perché veniva deciso all’unanimità.

Ma Dorigatti non è stato d’accordo e, finita la votazione sui primi due articoli del disegno di legge, ha rinviato tutto a ieri. Così ieri mattina si è tenuta la seduta più breve della storia: appello e due votazioni. In tutto meno di dieci minuti. Poi tutti a casa o a partecipare alla seduta della prima commissione che era già stata convocata per le 9 di ieri mattina.

Dorigatti spiega così la sua decisione: «Finora ci si era sempre affidato al buon senso e per i piccoli sforamenti si era lasciata la decisione al presidente, ma questa volta si è provato a imporre il volere della minoranza. Pretendere l’unanimità su queste piccole cose vuol dire che la minoranza può ricattare la maggioranza». Fugatti, invece, la vede diversamente: «Non volevamo che si creasse un precedente». E così il buon senso è andato a farsi benedire.













Scuola & Ricerca

In primo piano