«Il Trentino della cultura valorizzi i suoi figli»

Lucia Maestri sostiene l’idea del "Trentino" di assegnare l’Aquila di San Venceslao ad Abate e Fedrigotti


di Silvia Siano


TRENTO. L’idea lanciata dal nostro giornale di assegnare L' Aquila di San Venceslao ai due scrittori, le cui penne hanno fatto conoscere la terra trentina oltre i suoi confini, Isabella Bossi Fedrigotti e Carmine Abate piace anche a Lucia Maestri, assessore comunale alla cultura. «L’idea è buona – sostiene – anzi ottima. Sarebbe un segnale importante, è ora che il Trentino della cultura impari a valorizzare le figure che lo hanno reso noto oltre i suoi confini».

Secondo Maestri, il premio potrebbe essere assegnato ex aequo. «Sono entrambe figure poliedriche, sono contenta che ci sia una donna tra i trentini che ci hanno reso protagonisti al resto d’Italia. Di Isabella Bossi Fedrigotti mi piace l’incisività nella scrittura da romanzo e mi piace quella sua capacità di essere una giornalista che arriva direttamente al punto e fa riflettere. Di Abate mi è piaciuta l’evoluzione dentro al quadro della narrativa nazionale, lo apprezzo per la capacità di raccontare le storie della nostra terra».

Ma l’assessore comunale si spinge a proporre un altro nome, fuori dai confini trentini: Carlo Missidenti, classe 1978, che nel 2010 ha vinto il David di Donatello per il miglior sonoro del film “L’Uomo che verrà”. «E’ un giovane nato a Montichiari in provincia di Brescia, ma sta a Trento, anche lui fa parte di quella categoria di giovani, che raggiungono livelli elevati e vanno premiati per essere stati capaci di portare la loro arte fuori dai confini territoriali». E il Trentino pullula di giovani eccellenti. «Questo – commenta l’assessore - è un territorio strutturato sul piano culturale. Il percorso di formazione da Maria Teresa d’Austria in poi è stato importante e tanti ne hanno tratto vantaggio. Nelle nostre zone c’è un gran fermento, ma fa soffrire il fatto che i giovani per emergere debbano emigrare. Del resto siamo in Italia».

Mentre sul piano della cultura, il confronto con altri territori è indispensabile. «Ad un certo punto si deve andare – conclude - non si può pensare che il territorio che ti ha formato, riesca anche a farti crescere culturalmente. E’ necessario confrontarsi, vedere il mondo e poi magari tornare ed investire i propri talenti sull’ulteriore crescita del territorio d’origine. Sta alle istituzioni sviluppare politiche che possano favorire il percorso culturale dei giovani, aiutandoli ad uscire dai confini. Culturalmente abbiamo grandi potenzialità, ma molte difficoltà a circuitarle all’esterno».

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