l’ultimo rapporto dell’osservatorio

Il lavoro riparte, ma non per le donne

Timidi segnali di ripresa con assunzioni a segno positivo nel terziario, ma soffrono il genere femminile ed i giovani



TRENTO. Segnali incoraggianti dal mondo del lavoro trentino. Nel primo semestre del 2016 le imprese hanno fatto più assunzioni rispetto al medesimo periodo dello scorso anno (più 5,8 per cento). Ma si viaggia ancora a diversa velocità: le percentuali parlano di una domanda in crescita per i maschi, ma in nettissima flessione per le donne.

Penalizzati, e questo è un altro spunto di riflessione preoccupante, una volta di più, i giovani. La fotografia offerta dall'Osservatorio del Lavoro di Trento è anche quella di un posto fisso che torna ad essere una sorta di miraggio: rispetto ai primi 5 mesi del 2015, quest'anno i contratti a tempo indeterminato hanno subito un calo di quasi il 30 per cento. La crescita evidentissima dell'anno passato sarebbe a questo punto motivata quasi in toto dagli sgravi fiscali che legge di Stabilità ha finito per ridurre in modo sostanziale. In netto aumento, di converso, l'apprendistato, più 12,4 per cento.

Sulla lavagna, alla voce segnali positivi, occorre anche sottolineare in grassetto un calo del 4,4 nel numero degli iscritti ai Centri per l'impiego (Cpi). A giugno, dopo 4 mesi consecutivi di rialzo, è calato anche in modo consistente l'utilizzo della cassa integrazione.

L'Osservatorio del mercato del lavoro si è concentrato sulle assunzioni, riferendosi ai dati (in questo caso aggiornati a maggio) proprio dei Centri per l'impiego: la crescita rispetto ai primi 5 mesi del 2015 ha sfiorato il 6 per cento: è aumentato il fabbisogno di personale del terziario (crescono i servizi alle imprese, calano commercio e turismo). Dal comparto del secondario segni di ripresa vengono invece dalle costruzioni. Il calo netto di posti di lavoro nei pubblici esercizi che si registra nel mese di maggio è legato pressoché totalmente ai licenziamenti al termine della stagione turistica invernale.

Uomo-donna, velocità diverse.

Deve fare riflettere la dinamica delle assunzioni come registrata dal rapporto dell’Osservatorio: è ben diversa. Se in campo maschile si registra, sempre nei primi cinque mesi del 2015, un aumento di 538 unità lavorative, il calo tra le donne è di 573 posti. In una provincia dove la ricerca della parità di genere è pratica intensa e non nuova, si sarebbero potute immaginare delle cifre diverse.

Meno stranieri al lavoro.

Per cittadinanza la flessione nel periodo preso in esame ha riguardato gli stranieri (meno 312), mentre è cresciuta la domanda di lavoro per gli italiani con un più 277 posti di lavoro. Se l’occupazione femminile non sembra godere di cifre particolarmente incoraggianti, ragionamenti ulteriori ed approfonditi da parte della politica dovranno arrivare anche sui giovani: calano le assunzioni di chi ha meno di 29 anni, con un meno 214 e sono in flessione - nel periodo preso in esame - anche quelle della fascia centrale d’età, con un meno 268 posti.

I disoccupati: 39 mila.

Gli ultimi dati in possesso dell’Agenzia del lavoro parlano di 38.912 iscritti ai Centri per l’impiego, disoccupati in parole povere. Non pochissimi ma, anche qui, prevale comunque un trend decrescente, visto che sono comunque 1773 in meno rispetto al 2015, con un calo percentuale del 4,4 per cento.

Occorre dire che per il 60 di loro il periodo di disoccupazione si protrae da oltre un anno. Spetta invece alle persone con un’anzianità d’iscrizione sino a sei mesi la flessione maggiore, quantificata nel 12 per cento, ovvero 1177 unità in valori assoluti. Anche tra chi si cancella dalle liste di disoccupazione la differenza di genere rimane marcata, anche se meno rispetto ai dati in premessa: nel periodo preso in esame è stata comunque la componente maschile a beneficiarne.(g.t.)













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