Il convento non diventerà albergo

Bocciato il progetto di risanamento proposto dalle suore Servite di Arco


Luca Marsilli


ARCO. «C'è una parte di convento, quella sud, che non viene utilizzata da anni. E che si sta rapidamente degradando. Abbiamo chiesto di poterla risanare per destinarla all'accoglienza di tipo alberghiero, ma ci hanno risposto che non si può toccare nulla. Pazienza». Le suore Servite all' obbedienza sono abituate: davanti alla bocciatura della Provincia - Soprintendenza per i beni archiettonici - non si scompongono più di tanto. Il convento resterà come è, almeno finchè rimane in piedi.

Il progetto, presentato nel maggio scorso, proponeva la «conservazione e trasformazione d'uso in ricettivo-alberghiero» di spazi un tempo essenziali al convento, come il mulino, sale comuni, salone di passaggio per le celle, ma oggi, a celle irrimediabilmente vuote, in stato di abbandono. Anche il tetto è in precarie condizioni, e la proposta ne prevedeva il rifacimento mirato anche a recuperare un piano di stanze.

Insomma, il convento sarebbe diventato un albergo: ascensori, stanze finestrate - alterando la fascia sottotetto attuale - servizi per ogni stanza rubando spazio alle zone di passaggio e riunione. Modifiche secondo i progettisti «reversibili» ma che avrebbero cambiato anche in modo significativo l'impostazione sia funzionale (gestione degli spazi, propria di un convento del 1600) che architettonica della struttura. Ma che dal punto di vista delle proprietarie sono anche l'unico perchè lo sforzo economico, notevole, per il risanamento possa essere sostenibile. In altre parole, meglio una leggera compromissione dello storico convento, che guardarlo andare integro in malora.

La Soprintendenza non è stata però dello stesso avviso. Gli spazi comuni, obietta, avevano una parte essenziale nella vita del convento e sono quindi testimonianza imperdibile della stessa. Così anche il mulino, le zone di passaggio, le celle. La necessità di aprire finestre per rendere abitabili le camere altererebbe le facciate. E il nuovo tetto e i nuovi carichi potrebbero compromettere la tenuta statica fin dalle fondamenta. L'autorizzazione richiesta è stata quindi negata per mantenere integro un complesso religioso unico nel proprio genere, testimone di un mondo ormai scomparso.













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