Il blitz animalista: occupata la Provincia

Una ventina di attivisti si è insediata negli uffici del secondo piano. Ore di trattative, poi lo sgombero: 9 persone trascinate fuori di peso, un ferito


di Giuliano Lott


TRENTO. Doveva essere una “normale” manifestazione animalista per protestare contro l’ordinanza di cattura dell’orsa Daniza. Ma attorno alle 15 gli attivisti del Partito animalista europeo, guidati dal portavoce Stefano Fuccelli, si sono staccati dal gruppo rimasto in piazza Dante e hanno salito le scale del palazzo della Provincia, fino a insediarsi in un ufficio al secondo piano. Un’occupazione in piena regola, ma ordinata, senza atti di violenza fisica, e risoluta. Anche nel resistere allo sgombero, ordinato dopo una estenuante trattativa. Nove animalisti, quelli rimasti nel palazzo, sono stati trascinati fuori dall’ingresso dagli agenti di polizia. Gli attivisti non hanno opposto resistenza, si sono fatti portare via di peso, e gli agenti si sono presentati in divisa ordinaria, senza elmetti né manganelli, solo con dei semplici guanti di lattice. Una soluzione, per così dire, “morbida”.

Ma la giornata è stata convulsa e il palazzo della Provincia è stato da subito un brulicare di funzionari, addetti stampa, poliziotti, carabinieri, uscieri e giornalisti. Appena saliti al secondo piano e preso possesso di un ufficio con vista su piazza Dante, gli animalisti hanno srotolato dalle finestre uno striscione con una grande scritta (“Daniza libera”) e la firma Pae (Partito animalista europeo). Il gruppo ha chiesto subito di poter parlare con l’assessore Michele Dallapiccola. Si trattava di una ventina di animalisti arrivati dalla Toscana (gli “Irriducibili”), dal Lazio, dal Piemonte, dal Veneto, e persino dalla Sicilia (ma nel gruppo c’erano anche due trentini) per costringere la giunta provinciale a revocare l’ordinanza di cattura per l’orsa ritenuta pericolosa dopo l’aggressione al fungaiolo daniele Maturi nei boschi di Pinzolo. Dallapiccola ha accettato di incontrare la delegazione animalista, nonostante l’irritualità della richiesta, ed è corso in piazza Dante, dove l’ingresso del palazzo nel frattempo era stato sigillato e pieno di poliziotti per evitare ulteriori intrusioni.

Il confronto con l’assessore è stato in principio pacato, ma con il passare delle ore i toni si sono alzati: Dallapiccola si era impegnato a portare lunedì in giunta le osservazioni degli animalisti, ma specificando di non avere il potere di revocare un’ordinanza da solo. Ma gli attivisti arrivati da tutta Italia hanno insistito, chiedendo una riunione d’urgenza della giunta provinciale. «Finché l’ordinanza non verrà revocata - ha scandito Fuccelli - noi non ci muoveremo di qui». Com’era prevedibile, si è iniziato subito a parlare di sgombero forzato, ma la situazione era tutt’altro che semplice. Il vicequestore Ilva Orsingher e l’assessore Dallapiccola hanno iniziato a trattare con gli occupanti. I quali non sono retrocessi di un millimetro. Gli incontri si succedevano a ritmo serrato. Prima il vicequestore parla con Fuccelli, poi con l’assessore, poi Dallapiccola cerca di convincere gli animalisti a lasciare il palazzo, poi il gruppetto si consultava a porte chiuse nell’ufficio occupato. Un giro di consultazioni vorticoso ma inconcludente. Intanto, dalla finestra su piazza Dante, gli attiviste del Pae lanciavano slogan con il megafono, come “Libertà per mamma orsa”, “Daniza libera” e l’immancabile “assassini”.

L’assedio è durato cinque ore, tra colloqui e tentativi di conciliazione. Agli animalisti è stato proposto anche di occupare la sala Winkler, al piano terra, lasciando sgombro il piano degli uffici. Niente da fare. Tra le ipotesi in campo, quella di chiamare il battaglione dei carabinieri di Laives in assetto antisommossa per uno sgombero coattivo, ma poi si è deciso per una soluzione meno aggressiva. Attorno alle 20 una ventina di poliziotti sono saliti e hanno prelevato di peso i nove occupanti rimasti (gli altri nel frattempo avevano abbandonato il palazzo) trascinandoli fino all’uscita. Uno degli animalisti, il siciliano Enrico Rizzi, è stato poi ricoverato al pronto soccorso del Santa Chiara per un trauma al braccio e alla spalla sinistri. In vista, per gli attivisti, una possibile denuncia a piede libero.

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