Grumes, il «caso ostello» è da premio

Il Comune ha ricevuto una menzione speciale a Roma per aver riconvertito edifici dismessi, con gestione pubblico-privata


di Daniele Erler


GRUMES. L'esperienza dello sviluppo economico di Grumes ha attirato l'interesse nazionale, ed il comune e la società di Sviluppo Turistico sono stati selezionati per partecipare, la settimana scorsa, al forum della pubblica amministrazione a Roma. In palio c'era il premio “best practice nella valorizzazione dei patrimoni immobiliari”. Alla fine, il riconoscimento è andato alla Cassa Depositi e Prestiti, ma a Grumes è stata riconosciuta comunque una “menzione speciale” del premio, e più in generale l'interesse dei presenti. Un traguardo non da poco, per un comune di 440 abitanti.

«Rispetto ad altre esperienze – ha detto a Roma l'assessore Pio Rizzolli, anche presidente della Sviluppo Turistico di Grumes – noi siamo dei lillipuziani, una realtà piccolissima, in una valle secondaria della provincia di Trento». «Come pubblica amministrazione – ha aggiunto – abbiamo cercato di dare risposte e prospettive agli abitanti della nostra comunità. Negli ultimi cent'anni la popolazione si era dimezzata; il patrimonio pubblico, ma anche quello privato, aveva perso valore a causa dell'abbandono». Colpa dell'emigrazione, che ha allontanato la gente di Grumes dal paese d'origine; ma pure chi è rimasto, si è abituato a cercare lavoro lontano: in questo modo, sul territorio sono mancati anche gli investimenti. Da questa realtà è partito il progetto di unire forze pubbliche e private, per creare una società – appunto la Sviluppo Turistico di Grumes – che avesse l'obiettivo d'investire sul territorio: di ridare opportunità economiche, attraverso il recupero del patrimonio della comunità.

«La partnership – ha spiegato Rizzolli – è il frutto del lavoro della pubblica amministrazione, perché non essendoci nessun privato che volesse investire in zona, è il Comune che ha dato vita ad una società, che fosse però costruita intorno alla comunità». Le quote sono al 51% del pubblico; il resto dei soci (ben 132) sono privati cittadini, operatori economici, associazioni ed enti anche extra-territoriali. L'obiettivo è ambizioso: riuscire a passare dalla vocazione locale per un'economia agricola e silvo-pastorale (ormai non più redditizia) ad un'economia, invece, turistica. Ed è in quest'ottica che il patrimonio abbandonato è stato trasformato: una malga è divenuta un rifugio alpino, l'ex caseificio un ristorante, la caserma dei Carabinieri un ostello della gioventù; si sono creati il sentiero degli antichi mestieri ed il parco delle feste; a luglio aprirà anche un punto informativo, in cui sarà promosso il territorio e venduti i prodotti locali. Nel frattempo, lo sviluppo extra-comunale della Rete delle Riserve dell'alta Val di Cembra e Avisio ha permesso anche a Grumes di accedere al mercato del turismo ecosostenibile. I risultati sono già significativi: il valore dei beni patrimoniali, che prima era stimato sui 140 mila euro, ora è salito di 30 volte, a più di 4 milioni di euro. L'ostello, fra giugno e dicembre 2013, ha registrato più di 1.800 presenze, per circa 570 arrivi (con una permanenza media di più di tre notti ciascuno).













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