Groupon, il Garante apre un’indagine su denunce trentine

Per lo Sportello europeo dei consumatori i troppi coupon venduti non venivano rifusi con denaro ma con altri buoni


di Luca Marognoli


TRENTO. Compri il coupon sul sito internet di Groupon e poi non riesci ad ottenere il bene (o il servizio) perché ne sono stati venduti troppi: una sorta di overbooking. Quando poi ti rivolgi a chi il buono te l’ha venduto, invece che ridarti indietro i soldi ti viene proposto un altro buono. Sono queste le presunte irregolarità denunciate nel settembre scorso dallo Sportello europeo consumatori di Trento al Garante della concorrenza e del mercato, che ieri ha deciso di avviare un procedimento per verificare possibili pratiche commerciali scorrette da parte del colosso internazionale della vendita attraverso coupon.

L’istruttoria è stata avviata alla luce delle denunce presentate anche da altre associazioni italiane, come Altroconsumo, Cittadinanzattiva, Adiconsum – Veneto, Associazione Consumatori Utenti - Acu Piemonte, Nero su Bianco, e da oltre 600 singoli cittadini.

Il sistema di vendita è semplice: «Groupon è un intermediario: chi fornisce il servizio o il prodotto sono le aziende partner. Si va dal ristorante al centro estetico, ai venditori di televisori o di smartphone», spiega Francesco Marcazzan, responsabile dello Sportello europeo consumatori. «Groupon vende su internet i buoni da esibire al momento dell'acquisto. L'azienda partner, dopo l'incasso del buono, si fa pagare quello che gli spetta».

I problemi sorgono quando vengono venduti più buoni della disponibilità: «In questo caso si configura una pratica commerciale scorretta sanzionabile dall'Autorità», continua Marcazzan. «Il cliente ha pagato in anticipo un prodotto che non può utilizzare. Si rivolge a Groupon perché è il soggetto con cui ha stipulato il contratto. La prima risposta, solitamente è: si rivolga all'azienda partner. Il venditore di coupon però risponde della culpa in eligendo dovendo essere il garante del consumatore nei confronti dell'azienda. La seconda risposta, da noi contestata, è: la rimborsiamo ma con un altro buono per un acquisto sul nostro sito. Anche qui c'è molto da discutere: il consumatore ad essere rifuso di quanto versato. L'eventuale rifusione tramite buoni deve avvenire con il suo consenso. C'è anche da sottolineare una disparità di trattamento nella gestione di analoghi reclami». I casi segnalati dal Sec «sono soprattutto relativi a mancato rimborso o inadempimento/ritardo nella consegna con fornitura di un bene o servizio non corrispondente a quanto promesso. Negli ultimi 6 mesi ne abbiamo raccolti 15-20, di valore tra i 100 e 200 euro ciascuno». Ultimamente - sottolinea Marcazzan - l'«Autorità sta intervenendo molto sul commercio online: alcune ditte del settore sono state già sanzionate».

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