Gli animalisti in corteo «Allarme a San Romedio»
Nel mirino le condizioni di salute dell’orso ospitato nel recinto del santuario E sui plantigradi nei boschi trentini: «Servono più informazioni e tutele»
TRENTO. L’orso di San Romedio e quelli liberi nelle montagne trentine, sono stati i simboli del “Corteo in difesa dell’orso trentino”, promossa ieri pomeriggio da alcuni movimenti animalisti. Una settantina di manifestanti provenienti da tutta Italia che sono scesi in piazza per manifestare in difesa dell’orsa di Cadine, contro la gestione del piano Life Ursus da parte della provincia, con l’Oipa a segnalare le cattive condizioni di detenzione dell’orso di San Romedio costretto in un recinto troppo piccolo e paradossalmente immerso in quel bosco che nel quale vorrebbe vivere. La situazione si capovolge del tutto per quegli orsi che, invece, vivono liberi la cui evoluzione ha colto di sorpresa la Provincia che ora è incapace di gestire la situazione che si è venuta a creare. Per “Denes Manuel Maximiliam”, roveretano e rappresentante del Movimento Etico Tutela Animali e Ambiente è necessario prima di tutto verificare la competenza degli addetti alla gestione del progetto Life Ursus, ma anche di chi in montagna ci lavora e che finora non si sono rivelati all’altezza. Poi è necessario aumentare il livello d’informazione e tutelare attività e territorio, ad esempio con recinti elettrificati. Da mettere in discussione gli indennizzi che oggi ad esempio nel caso della pecora, sono superiori al prezzo di mercato: una situazione che si presta a speculazioni, perché «incontrare un orso non dev’essere un affare, ma una fortuna». Unanime il giudizio di come il valore del campanellino sia stato sottovalutato, mentre invece sarebbe importante per mantenere a distanza l’orso. «Prima la Provincia, ma non solo quella di Trento, ha incassato i finanziamenti europei per il ripopolamento, spendendone solo una minima parte, per scoprire poi che la presenza di orsi e lupi possono avere delle problematiche indirette. Quando hanno scoperto che possono nascere dei cuccioli, l’unica soluzione è stata quella della soppressione, ma non si potrebbe invece, promuovere un programma di sterilizzazione?».
“Lorsadaniza”, con tanto di costume da orso,è arrivata a Trento dalle Alpi Bellunesi per sottolineare come la legge italiana consideri quella degli orsi, una specie protetta e come la Provincia di Trento, violi questa legge. «Se si fosse lasciata libera la natura di fare il suo corso, gli orsi avrebbero avuto una crescita autoregolamentata. Invece si è voluto intervenire senza la capacità di farlo e adesso vediamo cosa succede». Ma la presenza dell’orso è anche un’opportunità turistica per tutti quei territori che puntano ad un turismo di qualità ed in più l’orso bruno europeo: «È un mandolone ed allora conviviamoci creando dei corridoi ecologici, dei cestini per i rifiuti nei boschi antiorso, come ci sono in altri Stati. L’incompetenza della Provincia è intuibile anche dal fatto che tutto questo non c’è». Il corteo è partito, rispettando il tragitto concordato con la Questura che ha fatto presidiare da Polizia e Carabinieri tutti gli incroci, senza tentativi di forzare i blocchi.