La società di Pietramurata non dovrà sborsare i 2,4 milioni di euro chiesti dai familiari di un giocatore

Giocatore infortunato: il Guaita vince la causa

Con la scadenza dei termini la sentenza di assoluzione diventa definitiva


Gianluca Marcolini


DRO. «Non potevamo desiderare regalo di Natale migliore». E' felice, il presidente del Guaita Marco Santoni. E ne ha ben donde, visto che per lui e la sua società di calcio è la fine di un incubo. Sono, infatti, scaduti i termini per il ricorso in appello contro la sentenza che a giugno aveva dato ragione al sodalizio di Pietramurata nella famosa e ultramilionaria causa di risarcimento danni. Finisce, così, una vicenda giudiziaria protrattasi per oltre due anni e che ha visto sfilare più volte, in tribunale a Rovereto, i rappresentanti del Guaita e i familiari del giocatore di Pietramurata che nell'aprile del 2006, allora quattordicenne, si ritrovò ricoverato in ospedale a Verona per le conseguenze di un colpo alla testa ricevuto durante un fortuito scontro di gioco.  Il ragazzo, quella domenica, si sentì male a casa sua, in tarda serata, ad alcune ore di distanza dalla fine della partita, e al momento dell'infortunio non vi fu nulla che diede ad intendere quanto fosse potenzialmente grave la situazione. Il giudice, nella sua sentenza, ha ritenuto le cure e l'assistenza fornite dai responsabili del Guaita assolutamente adeguate alla situazione e pertanto ha rigettato le richieste risarcitorie dei familiari del ragazzo che ammontavano, tanto per la cronaca, a circa 2,4 milioni di euro complessivi.  Nei giorni di ricovero al neurochirurgico la paura lasciò spazio alla speranza e quindi alla gara di solidarietà che vide il Guaita impegnato in prima linea, assieme alla Figc e alla scuola, in una raccolta fondi per aiutare la famiglia. Oggi il ragazzo porta ancora addosso i segni di quella brutta vicenda ma i giorni del dramma e dell'orrore sono diventati fortunatamente i giorni del ritorno, seppur timido, alla vita.  Ora che la vertenza è conclusa Santoni ringrazia l'avvocato Luigi Olivieri per l'assistenza processuale e umana, e auspica che ciò sia di monito al mondo del calcio affinché dia alle società maggiori garanzie assicurative e legali.













Scuola & Ricerca

In primo piano

Il caso

Chico Forti lascia il carcere a Miami, rientro in Italia più vicino: "Per me comincia la rinascita"

Da ieri il 65enne trentino, condannato all’ergastolo per omicidio, è trattenuto dall'Immigrazione Usa: nelle scorse ore firmato l’accordo per scontare la pena in Italia. Lo zio Gianni: "Speriamo in tempi brevi"

LA PROCEDURA. La sentenza Usa sarà trasmessa alla Corte d'Appello di Trento
IL RIMPATRIO. Il ministro Nordio: «Chico Forti, lavoriamo per il suo ritorno in Italia il prima possibile»
IL PRECEDENTE Nordio: "Gli Usa non dimenticano il caso Baraldini"
COMPLEANNO Chico Forti, 64 anni festeggiati in carcere: "Grazie a chi mi è vicino" 
IL FRATELLO DELLA VITTIMA Bradley Pike: "E' innocente"

CASO IN TV La storia di Chico in onda negli Usa sulla Cbs