Ghiaccio, paura per le coltivazioni

Temperature a meno tre e meleti scoloriti: «Il freddo ha cotto i petali»


Vittorio Nardon


VAL DI NON. E' bastata una notte con temperature sotto lo zero per trasformare la val di Non. Non più il bianco candido dei meli in fiore ma una tinta che volge al marron. Del resto le temperature rilevate dalle capannine meteo predisposte dal Servizio tecnico Iasma di San Michele, non lasciano dubbi: nella notte tra Pasqua e Pasquetta meno 3.2 a Romeno, sempre di segno negativo i 2.6 rilevati a Coredo, stessa temperatura a Segno. Meno 1.9 a Nanno, sotto di 1.8 a Denno. Insomma non una sola località della Val di Non, la valle di Melinda, si salva dal segno negativo. E le conseguenze si vedono a colpo d'occhio, osservando le distese di meleti in fiore. «Il cambio di colore - spiega un agricoltore - non è buon segno. Significa che il freddo ha cotto i petali e magari anche i pistilli e l'ovario che danno origine alle mele». E' ancora presto per capire con esattezza cosa sia successo, ma alla mente ritornano le annate buie per l'agricoltura del 1997 quando il 17 aprile, dopo diversi giorni di vento e freddo, gran parte del raccolto fu distrutto. Oppure il 2003 quando proprio il 7 aprile una gelata creò notevoli danni sia alla quantità che alla qualità della frutta. Quest'anno si teme infatti che i danni siano soprattutto qualitativi, ovvero le mele presentino quei difetti, quali la rugginosità e le lingue di freddo che le deprezzano. «I danni sicuramente ci sono - spiega Luigi Tolotti, tecnico Iasma che lavora in Bassa val Di Non -. Da varie parti della valle arriva la conferma che il freddo ha colpito tutto il territorio noneso. Per quantificare i danni con certezza è necessario aspettare qualche giorno e sperare che le temperature delle prossime notti non scendano ancora sotto lo zero». Già da oggi i tecnici di San Michele sono al lavoro per fare le prime stime. La situazione in Piana Rotaliana sembra diversa: lì le temperature non sono state così rigide (meno 0.3 a Nave San Rocco) e comunque nella notte sono entrati in funzione gli impianti antibrina che dovrebbero aver evitato i danni ai frutteti ma non ai vigneti, dove non si può intervenire con questa tecnica. Dai primi dati, gli agricoltori confermano che non sembra vi siano conseguenze nemmeno sulle viti di teroldego che hanno ripreso a vegetare prima di altre varietà. Solo una piccola parte dei frutteti delle valli del Noce sono coperti da impianti antibrina: si tratta di una cinquantina di ettari a Denno e di altrettanti o poco più sulla Piana di Mollaro. L'acqua ormai è un bene prezioso e quindi i sistemi di irrigazione sono a goccia o dove c'è ancora l'impianto a pioggia, le girandole non sono in grado di coprire d'acqua contemporaneamente tutti i frutteti dell'estimo catastale per impedire che il gelo bruci i fiori. Ieri mattina diversi turisti che percorrevano la superstrada della val di Non hanno accostato per scattare delle foto irreali degli impianti antibrina in funzione e i pinnacoli di ghiaccio che come una trina avvolgevano i fiori per proteggerli dal freddo. Dopo l'amara esperienza del 1997, gran parte degli agricoltori ha stipulato delle polizze assicurative che oltre al deprezzamento dovuto alle grandinate risarciscono anche la mancata produzione nel caso di gelate primaverili. Giuseppe Gervasi, il presidente del Consorzio irriguo di Denno nella notte tra Pasqua e Pasquetta ha fatto attivare l'impianto antibrina sui 47 ettari della zona Piano di campagna. Verso mezzanotte l'impianto è entrato in funzione ed ha continuato a bagnare le piante fin verso le nove di ieri quando la temperatura è risalita a zero gradi. «Ma abbiamo dovuto far tutto da soli - spiega -. Da San Michele e dal sistema Gepri non è giunto alcun preavviso della possibilità di gelate. Anzi il sito non era nemmeno aggiornato». Gepri (gelate primaverili) è un sistema nato da qualche anno che ha anche lo scopo di diffondere gli allarmi per la difesa antibrina e che, forse a causa della giornata festiva, non era attivo.

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