Frana a Dimaro, quattro indagati 

L’indagine. La Procura ha chiesto l’incidente probatorio per verificare se vi sia stata negligenza nella predisposizione delle opere per evitare lo smottamento che uccise Michela Ramponi. L’inchiesta riguarda due dirigenti della Provincia, un professionista esterno e il sindaco Lazzaroni


Valentina Leone


Trento. Sono quattro le persone iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Trento per la frana che la notte tra il 29 e il 30 ottobre colpì l’abitato di Dimaro e che provocò la morte di Michela Ramponi, mamma di 45 anni.

I nomi

Si tratta del dirigente del Servizio Bacini Montani, Roberto Coali, dell’ingegner Silvia Franceschi, del sindaco di Dimaro Andrea Lazzaroni e dell’allora dirigente pro tempore del Dipartimento Protezione civile della Provincia Stefano Devigili. I quattro risultano indagati con un’imputazione provvisoria, che potrà cambiare a seguito degli esiti dell’incidente probatorio richiesto dalla Procura, e in relazione al quale sono state formulate le prime contestazioni. Siamo ancora in una fase assolutamente preliminare e l’iscrizione rappresenta un atto dovuto proprio a tutela delle persone coinvolte, che in questo modo hanno la possibilità di nominare un difensore, ma soprattutto un proprio consulente di fiducia.

Le contestazioni

Nella richiesta di incidente probatorio depositata dal sostituto Carmine Russo sono state formulate le contestazioni agli indagati. Coali e l’ingegner Franceschi vengono contestati i reati di frana colposa (tecnicamente “delitti colposi di danno”, ndr) e omicidio colposo. Il primo punto riguarda la parte relativa alla prevenzione della frana: secondo la Procura, Coali come dirigente del Servizio Bacini Montani, Franceschi come responsabile del gruppo di lavoro che nel 2010 effettuò uno studio del Rio Rotian per la redazione della Carta della Pericolosità da fenomeni torrentizi, sottostimando - sostiene il pm - la massa di detriti trasportabili a valle dal rio e le opere necessarie quindi a contenere un’eventuale esondazione, avrebbero omesso di proporre (per quanto riguarda l’ingegner Franceschi) e realizzare (per quanto riguarda Coali) opere in grado di impedire l’evento, che ha poi provocato l’evacuazione di oltre 200 persone, il danneggiamento di una trentina di edifici e la morte di Michela Ramponi.

A Coali e Franceschi viene infatti contestato, al momento, anche l’omicidio colposo, proprio perché - sostiene la Procura - non impedirono l’evento che avrebbero dovuto scongiurare, e che poi cagionò il decesso della donna, che morì soffocata dal fango. A De Vigili e al sindaco Lazzaroni viene contestato solo l’omicidio colposo. Va detto che la posizione dell’allora dirigente della Protezione civile appare più marginale rispetto alle altre posizioni: a lui infatti viene contestato l’aver dato l’allerta elevata (in sostituzione dell’allerta moderata data a inizio perturbazione) il 28 ottobre verso le 12, a detta della Procura in ritardo. Al sindaco di Dimaro, invece, viene contestato l’aver disposto l’evacuazione della zona di via Gole con un’ordinanza del 29 ottobre ossia quando - dice la Procura - l’evento franoso si era già realizzato, e dunque in modo non tempestivo. La Procura intende verificare, tramite incidente probatorio, se sotto il profilo tecnico sarebbe stato possibile realizzare opere idonee ad impedire la frana, predisponendo una serie di opere volte a evitare l’accaduto. Il marito di Michela Ramponi è indicato come persona offesa. Le persone coinvolte nel procedimento al momento preferiscono non commentare, vista la delicatezza della vicenda e la fase assolutamente preliminare nella quale rientrano gli accertamenti.

La Provincia

«Fiducia nell’operato delle strutture. Attendiamo con serenità che si concludano le verifiche dei magistrati». Così la Provincia commenta l’azione della procura. Piazza Dante fa sapere che «ripone fiducia nell’operato della magistratura, ma al tempo stesso conferma la completa stima nei confronti dei dirigenti coinvolti dall’indagine e del sindaco di Dimaro. Siamo in un settore, la gestione delle emergenze, codificato da procedure seguite con un’attenzione e responsabilità che si traducono in standard ampiamente superiori alla media». «L’evento che ha colpito Dimaro ha tutte le caratteristiche dell’eccezionalità ed è stato riconosciuto il grande impegno profuso per affrontarlo. Da anni istituzioni e comunità pongono grande attenzione alla cura del territorio, in un’ottica di prevenzione pur nella consapevolezza che anche impegno, professionalità e perizia devono fare i conti con i limiti posti dalla natura che, con crescente frequenza, ci sottopone a prove sempre più difficili. Certi che il dovuto approfondimento si risolverà positivamente per i professionisti coinvolti, la Giunta rinnova la vicinanza anche a chi, a causa di quell’evento, ha dovuto pagare un altissimo prezzo».















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