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Firme per Forza Italia: scatta l’indagine dei vigili

Il candidato sindaco Claudio Cia e alcuni militanti convocati con la presenza di un legale. Un’ottantina i sottoscrittori già sentiti dalla Polizia locale



TRENTO. La Polizia municipale ha avviato un’indagine sulla raccolta firme per la presentazione del simbolo di Forza Italia alle elezioni comunali del 10 maggio, partita dall’esposto presentato da Aldo Rossi, vicecoordinatore regionale con delega ai Club dello stesso partito. Sarebbero un’ottantina i firmatari contattati dai vigili urbani, per verificare se sono state seguite le procedure di legge, che prevedono la presenza di un pubblico ufficiale autenticatore al momento della raccolta delle firme. Nel corso degli accertamenti sarebbero emersi elementi da verificare: per questo sono stati convocati al comando della polizia municipale - chiedendo di essere accompagnati da un legale - Claudio Cia, candidato sindaco della coalizione di centrodestra, e altre persone che hanno partecipato alla raccolta di firme.

Il consigliere provinciale della Civica Trentina conferma: «Nella notifica mi viene chiesto di presentarmi l'8 giugno alla Polizia locale, presumo in quanto persona informata sui fatti». Cia si dice dispiaciuto che il suo nome sia associato a un’indagine legata ad un’attività - la raccolta di firme - che lo ha visto partecipare in maniera occasionale: «Io ho sempre cercato di essere trasparente in tutto. Ho in mano il decreto del presidente della Provincia che mi autorizzava alla raccolta di firme. È giusto che chi deve verificare lo faccia, a tutela di tutti e soprattutto perché questo contribuisca a chiarire una volta per tutte, e al più presto, se ci sono state delle mancanze. Io sono sereno perché le poche firme da me raccolte sono state riconosciute autentiche dai cittadini firmatari interpellati. Ovviamente rispondo solamente per il mio operato e non per quello altrui. Spiacerebbe constatare di essere stato onesto per nulla».

Così Cia ricapitola la vicenda: «A pochi giorni dalla scadenza, Forza Italia si era accorta che non poteva depositare il simbolo perché esso non risultava né in Parlamento né in consiglio provinciale: Bezzi infatti si era candidato con quello di Forza Trentino. I militanti avevano quindi dovuto adoperarsi ai gazebo e andando casa per casa. A me era stato chiesto di dare un piccolo contributo, nella veste di pubblico ufficiale: ero riuscito a raccogliere, però, neanche dieci firme perché ero molto impegnato dalla campagna elettorale. Per quanto mi riguarda mi sono attenuto a quello che prevede la normativa. Spero che abbiano agito in modo legittimo tutti gli attori che hanno partecipato».

Il consigliere provinciale Giacomo Bezzi, da noi contattato, si limita a dichiarare: «So che alcune persone sono state convocate. Ma a me per ora non è arrivata alcuna notifica».

Tutto era iniziato l'8 aprile scorso, quando Aldo Rossi aveva presentato alla segreteria generale del Comune un “esposto di presunte irregolarità formali nella preparazione e formalizzazione della lista di Forza Italia” sulla base - denunciava - di segnalazioni pervenutegli. Una segnalazione - aveva detto Rossi al Trentino - in cui veniva messa in dubbio la presenza «di Giacomo Bezzi o anche di altri che operassero come pubblico ufficiale, al momento della raccolta di un certo numero di firme. Mi ero insospettito quando avevano voluto chiudere le liste in fretta e furia, con 5 giorni di anticipo».













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