Finto ricercatore per non pagare

«Devo studiare i tedescofoni mocheni per l’Ocse». A giudizio per i mancati affitti



TRENTO. «Sono un funzionario dell’Ocse e devo stare qui pochi mesi per studiare la qualità della vita delle minoranze tedescofone in val dei Mocheni». Così si era presentato un trentino ad una donna che affittava un suo appartamento a Pergine. Credenziali importanti che avevano convinto la donna a stipulare un contratto transitorio (quindi di pochi mesi) per un affitto di poco più di mille euro a bimestre. Tutto bene? No visto che l’uomo è a giudizio per truffa e falso. Sì perché non era assolutamente un dipendente dell’organizzazione europea che si occupa di organizzazione e sviluppo economico e manco a dirlo, non ha mai pagato l’affitto. Non solo. La fideiussione bancaria che aveva mostrato a garanzia di tre mensilità era stata da lui falsificata. L’udienza di ieri è stata rinviata a settembre ma pare che i legali dell’imputato e della parte civile si stanno accordando su un risarcimento. Il falso ricercatore si presenta a gennaio 2011 spiegando che il mandato dell’Ocse per lo studio dei tedeschi- mocheni sarebbe durata al massimo fino alla fine dell’anno e che per quel periodo aveva bisogno di un contratto d’affitto transitorio. le due parti trovano l’accordo e a fine gennaio viene sottoscritto l’accordo. Come succede in questi casi viene anche chiesta una garanzia a copertura dei costi dell’affitto e il «ricercatore« fornisce alla proprietaria dell’appartamento una garanzia fideiussoria di una banca per un importo di poco più di mille 500 euro. Tutto in regola dunque. Ad ottobre però si scopre la verità. La garanzia della banca non c’è perché è un falso che, secondo l’accusa, sarebbe stato costruito dallo stesso «finto Ocse». Che avrebbe di fatto alterato la scrittura privata che gli era stata rilasciata dalla banca modificando la frase «la presente non costituisce garanzia di approvazione» con un più rassicurante «la presente è/garantisce garanzia di approvazione». Insomma non solo l’uomo si era inventato le sue credenziali lavorative, non solo non avrebbe mai pagato l’affitto, ma anche quei 1.500 euro che sembravano garantiti dalla banca di fatto non esistevano. Si arriva così alla denuncia e alle successive verifiche da parte della procura. Ieri la vicenda è finita in aula ma l’udienza si è risolta con un rinvio a fine settembre. Si sta lavorando, infatti, ad un accordo fra la donna e il falso ricercatore. Sarebbe già stato versato un acconto e il resto del denaro dovrebbe essere dato alla prossima udienza per chiudere in questo modo la vicenda. E intanto i tedescofoni della valle dei Mocheni restano orfani di uno studio dell’Ocse a loro dedicato. E non sapranno come definire la loro qualità della vita.

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