Fbk, le scoperte  di Mher Ghulinyan pubblicate su Optica 

La prestigiosa rivista scientifica rende omaggio al suo studio Chip che utilizzano la luce al posto della corrente elettrica 


di Martina Bridi


TRENTO. Si è meritato un’uscita sulla rivista scientifica Optica lo studio del ricercatore Mher Ghulinyan su particolari chip che utilizzano la luce (i fotoni) al posto della corrente elettrica impiegati in sensori di alta precisione, come quelli per le analisi del sangue o per la sicurezza nelle telecomunicazioni. Il ricercatore della Fondazione Bruno Kessler è riuscito a migliorare l’efficienza di questi minuscoli circuiti dando una potenziale svolta a questo campo di altissima tecnologia. Si tratta di un mondo infinitamente piccolo, anelli di silicio chiamati “risonatori” che hanno il diametro pari a un decimo di un capello e che insieme formano i chip. Grazie alle proprie ricerche, Ghulinyan ha trovato il modo di andare oltre i limiti con cui si realizzano attualmente questi gioielli della tecnologia. Seguendo un’intuizione scientifica, ha esposto i risonatori ai raggi ultravioletti e ha visto che in questo modo la loro efficienza veniva incrementata e per di più che bastava un’unica esposizione perché il miglioramento si mantenesse in modo permanente. Per confermare il risultato ha proseguito lo studio con Gioele Piccoli, che ha presentato il proprio lavoro come tesi di Laurea in Fisica all’Università di Trento dove Ghulinyan è stato docente di Fotonica, e con il ricercatore Martino Bernard (Università di Brescia), anch’egli formatosi sotto la guida di Ghulinyan durante il dottorato. «Utilizzando le nostre capacità di micro e nanotecnologie presso il Centro Materiali e Microsistemi della Fondazione Bruno Kessler abbiamo realizzato dei dispositivi di altissima qualità- sottolinea Mher Ghulinyan- Questi risultati possono avere delle importanti ricadute sullo sviluppo dei futuri dispositivi nell’ambito delle tecnologie quantistiche e anche per i sensori ottici di varie tipo usati nella vita quotidiana, in campo ambientale o sanitario». E prosegue: «Il fatto che il nostro lavoro sia stato pubblicato su una rivista internazionale importante nel settore come Optica, oltre a confermare il livello dei risultati ottenuti, può anche essere di incoraggiamento per i giovani studenti universitari che desiderano proseguire una tesi magistrale di successo anche nei centri di ricerca presenti sul territorio».

La Fondazione Kessler ha due poli scientifici, uno dedicato alle tecnologie e all’innovazione e uno alle scienze umane e sociali, sette Centri di ricerca, più di quattrocento ricercatrici e ricercatori. Mira a risultati di eccellenza in ambito scientifico e tecnologico con particolare riguardo agli approcci interdisciplinari e alla dimensione applicativa. Ciò avviene grazie all’attenzione verso collaborazioni e attività di scambio con realtà di ricerca, istituzionali e aziendali, nazionali e internazionali, che ne ampliano la capacità di innovazione e coinvolgono la comunità e l’economia locale nella circolazione delle conoscenze e delle tecnologie.













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