Ezio e Fulvio nuovi capipopolo

I sindacati di base di Casagranda e Flammini insieme al Cso Bruno: «La democrazia si costruisce lottando»


di Chiara Bert


TRENTO. C’erano tanti giovani e giovanissimi tra i protagonisti dell’occupazione ieri in consiglio provinciale. Non così giovani due dei loro leader più conosciuti, presenze costanti in tante azioni di protesta a Trento negli ultimi anni, dalla contestazione al ministro Elsa Fornero fino alla battaglia contro la Tav. Ezio Casagranda e Fulvio Flammini hanno in comune una lunga militanza nella Cgil trentina, dalla quale sono stati tutti e due espulsi per comportamenti giudicati incompatibili con le regole dell’organizzazione. Prima Flammini, per tanti anni nel settore trasporti di via Muredei, che a fine 2010 ha creato il sindacato di base multicategoriale. Nel 2011 Casagranda, già segretario della Filcams, che a sua volta ha fondato l’Unione sindacale di base. Li hanno seguiti alcuni dissidenti, accomunati da una linea di dura contrapposizione ai sindacati confederali. Ieri erano in piazza, e poi in consiglio, con megafoni e fumogeni, capipopolo di una protesta che ha messo insieme più di una sigla e che dà fiato alla rabbia montata in queste settimane per i vitalizi d’oro dei consiglieri regionali.

Con loro ieri il Centro sociale Bruno, che da sempre non riconosce leader ma che negli ultimi anni ha avuto in Stefano Bleggi il suo portavoce e volto più conosciuto. E una sigla inedita che ha aderito alla protesta, L’assemblea sociale per la casa. «Ridateci il malloppo», è stato lo slogan che ha accompagnato il blitz. «Ladri», l’accusa che accomuna tutta la politica.

Ma cosa chiedono, i manifestanti? Lo hanno spiegato in un documento in cui sostengono che «fare politica come consigliere provinciale dev’essere assimilato ad una attività normale». Poi quattro richieste: retribuzione annua collegata al reddito medio annuo dei trentini (23.500 euro); iscrizione all’Inps e applicazione delle norme previste per i lavoratori dipendenti; basta rimborsi spese per l’attività in provincia; blocco di tutti i vitalizi superiori a 1400 euro al mese. «Non ci vengano a parlare di diritti acquisiti - avvertono - lo vadano a dire agli esodati o a quei lavoratori che si sono visti portare l’età pensionabile a 67 anni o a quelli che si vedono ridurre il salario».

«Casa e reddito per tutti», era scritto sullo striscione che i manifestanti hanno srotolato ieri in aula, davanti ai consiglieri. Beccandosi l’ironia tagliente di Rodolfo Borga: «Reclamavano casa e reddito, si sono dimenticati di chiedere il lavoro». «Quelli sono i vostri amichetti del Centro sociale a cui avete lisciato il pelo per 15 anni», ha continuato rivolto ai banchi del centrosinistra. Ancora più duro il leghista Claudio Civettini: «Figli della Nutella, bischerelli mantenuti altro che lavoratori». «No, il centro sociale è un luogo importante di controinformazione», ha ribattuto Alessio Manica (Pd), «ma questo non giustifica l’occupazione del consiglio».













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