Due vagoni per ricordare  i caduti della Grande Guerra 

L’installazione dedicata ai trentini morti con divisa diversa da quella italiana Sarà visitabile fino all’11 novembre, data dell’armistizio franco-tedesco 



TRENTO. Due vagoni in piazza Dante, per ricordare i caduti trentini della Grande Guerra, con qualunque divisa abbiano combattuto. Si è svolto ieri mattina a Trento l’ultimo atto delle celebrazioni dedicate alla memoria condivisa, con l’inaugurazione di un’installazione temporanea, visitabile fino all’11 novembre, data dell'armistizio franco-tedesco e della definitiva cessazione delle ostilità, dopo quattro anni di orrenda carneficina. Due carrozze ferroviarie risalenti agli anni Venti – messe a disposizione dalle Ferrovie dello Stato -hanno fatto la loro comparsa tra il grande monumento a Dante e la stazione, su una piattaforma realizzata con travetti di legno sovrapposti. Un altro elemento simbolico è dato dalla trincea, realizzata con una paratia di ramaglie intrecciate, che fa da sfondo al vagone ferroviario. Uno dei vagoni è aperto e ospita uno schermo su cui scorrono le immagini d’archivio del grande conflitto mondiale. Scenografia d’impatto, presentata dal direttore del Museo storico Giuseppe Ferrandi, come tassello di un complessivo atto di riparazione e di conciliazione della memoria, doveroso verso i trentini caduti con una divisa diversa da quella italiana.

«La Provincia valorizza le proprie radici storiche e culturali e sostiene la crescita della cultura della pace e della convivenza tra i popoli, promuovendo la conoscenza del patrimonio storico culturale attinente ai fatti della Prima Guerra mondiale, nonché ricordando e onorando le vittime e i caduti di ogni schieramento e nazionalità». A stabilirlo è stata la legge provinciale 11 del 2017, approvata all’unanimità dal Consiglio. Il 14 ottobre è stata infatti celebrata la prima Giornata dedicata a questa memoria tutta trentina, a ricordo di quella data dell’anno 1914, quando un’offensiva austriaca sul fiume San, affluente della Vistola, portò alla morte di molti dei nostri soldati.















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