Divieto di vendere alcol: tanti scontenti

I commercianti: «Il provvedimento ci danneggia e non risolve il problema. A pochi metri da noi si può acquistare tutto»



TRENTO. L'ordinanza di divieto di vendita di alcolici «da trasporto» nella zona della Portela, così com'è non piace a nessuno. Prima di tutto perché si tratta di un provvedimento temporaneo (scadrà infatti a fine mese) che coincide col periodo più freddo dell'anno e quindi con minor «stazionamento» all’esterno. Poi perché finisce per danneggiare solo i negozi d'alimentari con una limitazione territoriale che lascia perplessi: in piazza Duomo, ad esempio, tutto è consentito al contrario di via Cavour dove vige il divieto. Sarebbe condiviso invece, o un provvedimento definitivo assieme a quello più drastico di un generico divieto di consumo di bevande alcoliche all'aperto. Ripon del negozio d'alimentari Sultan di via San Giovanni ha le idee chiare: «Così non cambierà nulla. L'alcool o viene acquistato prime delle 21 o basterà andare nelle vie limitrofe a fare il pieno e poi venire qui a bere. Non capisco il senso di un provvedimento che dura meno di un mese e che penalizza solo i commercianti». Per voi sarà un danno significativo? «Calcoliamo che dalle 21 alla chiusura incassiamo di più rispetto che all'intera giornata. Arrivano gli universitari, molti dei quali vanno poi a casa mangiare e bere. Il rischio maggiore saranno le liti conseguenti ai rifiuti. Mi domando piuttosto perché non allontanino gli ubriachi, oppure quei personaggi che stanno ore fermi appoggiati ai muri e tutti sanno cosa fanno». Francesca della Pizza Cavour alza letteralmente le mani: «Non capisco il senso di un provvedimento oltrettutto temporaneo. Qui in via Cavour tutto è proibito, ma a pochi metri tutto è concesso: mi sembrano quelle linee che non si possono superare come si vede nei film. Si tratta di un provvedimento surreale che danneggia i commercianti, ma preserva certe zone del centro e i bar». Da alimentari Global c’è uno scaffale pieno di alcolici e super alcolici: «Un provvedimento che non è giusto e che colpisce solo noi commercianti che avremo il nostro reddito diminuito, ma spese uguali. Un affitto in zona costa 1.200 euro, ma se andiamo in viale Verona se ne pagano 600 ed in via Brennero 800. Se ci tolgono una possibilità d'incasso come faremo a pagare le spese? Bisognerebbe proibire di bere all'aperto: quello sarebbe un provvedimento uguale per tutti». Lucia del Ristorante Sapori d'Asia semplifica il problema: «Se il governo dice di fare, noi facciamo. Se dice non fare, noi non facciamo». Dal bar Picaro un deciso “no comment”: «Non vogliamo dire niente, anche perché siamo uno dei locali presi di mira, senza capirne il perché». Giulia del “Gigi's Caffè” di via Pozzo condivide solo in parte l'ordinanza: «Una buona idea che però può funzionare solo con tanti controlli e poi non può essere temporanea. Se resta così non cambierà nulla. La zona è una delle peggiori della città, per cambiare servono più controlli e che durino nel tempo. Poi come faremo a spiegare ad uno straniero, ma anche ad un italiano che non conosce l'ordinanza che dopo le 21 non possiamo far uscire nulla dal bar? Si finirà per litigare e creare altre situazioni a rischio. Non vorrei essere costretta ad anticipare ulteriormente la chiusura che adesso è alle 22, però è meglio guadagnare meno ed essere più tranquilli. Ma non è giusto che si possa attraversare l'incrocio per acquistare quello che si vuole e poi tornare qua a bere». (d.p.)













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