«Dinamica e solidale, è la nostra autonomia»

Passato e futuro del secondo Statuto nel confronto fra Dellai, Angeli, Malossini e Andreotti


Mauro Lando


TRENTO. Quattro "storie" si sono incontrate a parlare di futuro, di quella che sarà l'Autonomia che verrà, o che dovrebbe venire. Autonomia non intesa come palazzo di piazza Dante, ma come lavoro, produzione, sanità, istruzione, ambiente con una sottolineatura all'internazionalizzazione. Se la crisi è globale, il modo per uscirne e prepararsi a tempi nuovi deve essere globale.

Autonomia non solo come autogoverno del territorio, ma anche come acquisizione di responsabilità per contribuire a superare gli attuali momenti difficili del Paese.

Di questo hanno parlato quattro "storie" nella sede del Trentino in occasione dell'anniversario - ieri - dell'entrata in vigore del secondo Statuto di Autonomia e quindi dell'avvio dello sviluppo di cui la comunità è partecipe. Si è parlato anche di terzo Statuto, il quale tutto sommato è già in costruzione come evoluzione di quello entrato in vigore il 20 gennaio 1972.

Le "storie" sono quattro presidenti della Provincia che si sono succeduti, ossia Pierluigi Angeli, Mario Malossini, Carlo Andreotti e Lorenzo Dellai. Mancavano, ma per ragioni personali, gli altri presidenti, ossia Giorgio Grigolli, Flavio Mengoni e Gianni Bazzanella.

Ciascuno rappresenta un capitolo, ma la storia dell'Autonomia non è finita, anzi è il momento dei passi nuovi perché quelli già compiuti appartengono ad un mondo che non c'è più. «E' la globalizzazione che ci fa capire come il contesto in cui si è formata la nostra Autonomia sia mutato» - afferma il presidente Dellai, «è cambiato il mondo e questo rafforza l'idea che l'Autonomia è un processo che avanza, che siamo in cammino come popolo».

La necessità di individuare la direzione verso il cosa fare ed a cosa puntare deriva proprio dall'insufficienza dell'orizzonte locale. Oggi, a globalizzazione in atto, l'Autonomia ha ancora valore, ha aggiunto Dellai, non solo nell'autogoverno dentro un territorio, ma «nel confronto con processi esterni globali» riferiti alla produzione, alla cultura e ricerca scientifica, alla sperimentazione di welfare di tipo scandinavo, a progetti quali il tunnel del Brennero, al significato delle Dolomiti patrimonio dell'umanità. Tutto questo è possibile perché «è sempre stato così. Mai il Trentino è stato un'isola, la sua storia è un misto di energie e di forze interne ed esterne». Proprio perché questa è una sua caratteristica adesso diventa interlocutore del Governo per fare la propria parte nel processo di risanamento. Per questo - dice Dellai - «siamo pronti a nuove responsabilità».

L'orgoglio di avere un ruolo dentro lo Stato e di potersi giocare una partita globale, non può comunque prescindere dalla storia dell'Autonomia. In più, secoli passati a parte, nella fase attuale l'Autonomia è «precostituzionale», ossia, ha ricordato il presidente Carlo Andreotti, «nasce dall'accordo Degasperi Gruber del 5 settembre 1946 e poi è stata riconosciuta nella Costituzione e nello Statuto del 1948». Il futuro «non è disgiunto dal passato, dal tempo in cui la popolazione trentina era in piena indigenza, mentre ora siamo uno dei territori più sviluppati». Per questo, ha aggiunto Andreotti, a prescindere dalle collocazioni di partito «bisogna essere autonomisti nell'animo e nei sentimenti: solo così il processo autonomista non si chiude, anzi è in grado di proporre allo Stato nuovi scenari e nuove competenze».

Va bene la visione di un'Autonomia dinamica «e i buoni frutti lo dimostrano», ma «bisogna lavorare al proprio interno perché l'internazionalizzazione sia fatta propria dal sistema produttivo», perché dall'Università e dagli istituti di ricerca scaturisca «una maggiore ricaduta concreta sulla comunità», perché i rapporti con Bolzano e con Innsbruck in una prospettiva di Euregio siano sempre più stretti, perché il quadro regionale resti comunque solido anche a fronte di eventuali future modifiche statutarie.

Politica, economia, storia, tradizione sono necessarie ma non sufficienti per arrivare ai traguardi raggiunti in questi 40 anni e per essere pronti a far la propria parte nel futuro. In più infatti bisogna riconoscere e valorizzare l'ethos prevalente nella comunità. Ne ha parlato il presidente Pierluigi Angeli sottolineando come sia presente una diffusa «capacità di autogovernarsi». Il riferimento è stato al mondo della cooperazione, ma anche alle antiche comunità valligiane, al volontariato, anzi «il volontariato è il substrato dell'autogoverno e dell'Autonomia». Però è necessario «che il potere ascolti i messaggi della periferia dove, anche ora, si dispiega l'autogoverno delle comunità. Questo tipo di Autonomia e la solidarietà tra la gente, sarà il mezzo per superare l'egoismo delle banche che ha creato la crisi in cui siamo caduti».

I tempi attuali non sono però molto favorevoli al sistema autonomistico, recenti polemiche lo hanno dimostrato. E' questo un segnale di come l'Autonomia sia ancora percepita come privilegio e non come esempio di sistema di governo in grado di essere esempio nel panorama nazionale. Non basta però avere sperimentato un'Autonomia virtuosa, perché, questo il giudizio del presidente Mario Malossini, «il paese è prigioniero della mancata riforma dello Stato e della solo annunciata riforma federalista». Il che fa nascere spinte contraddittorie come le polemiche a suo tempo innescate dai presidenti del Veneto Giancarlo Galan e Luca Zaia, ma anche le richieste dei vari Comuni veneti o lombardi ad essere "annessi" al Trentino. Sfugge il rapporto tra Autonomia e responsabilità, che si è estrinsecato non solo all'interno del territorio (ha ricordato come lo sviluppo del turismo abbia riequilibrato l'economia delle valli), ma anche verso la comunità nazionale. A tal proposito Malossini ha ricordato come già durante la grave crisi del 1992 la Provincia abbia fatto la sua parte a livello nazionale con l'accordo con il Governo Amato di assumere le competenze sui trasporti e sulla scuola. Anche con la crisi attuale, ha aggiunto, quella è la strada da percorrere, e l'accordo di Milano della primavera scorsa tra Governo e Provincia ne è la prova. Da esso è arrivata la competenza sull'università.

Ed ora si va verso un terzo Statuto. «Meglio essere cauti» - ha commentato Malossini. «Con il Parlamento attuale meglio non provarci» - ha aggiunto Dellai prevedendo che comunque «per il futuro si possono elaborare ragionamenti di sovra-territorialità, in una prospettiva di Euroregione».

Se questo è il futuro, resta l'attualità del quarantennale dell'Autonomia e della crisi che attanaglia il Paese. In questo quadro Dellai e Luis Durnwalder saranno presto a Roma dal presidente Mario Monti: «Gli parleremo del valore nazionale ed Europeo delle nostre Autonomie che sono parte della Repubblica e che partecipano al riequilibrio nazionale. La conseguenza è il non chiamarsi fuori, ma tentare soluzioni innovative».













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