Derubò un anziano:  giovane trentina assolta in appello

TRENTO. E’ stata assolta dalla Corte d’ Appello di Trento una giovane trentina, dopo essere stata condannata ad un anno di reclusione in primo grado. Non è stata lei rubare denaro usando il bancomat...



TRENTO. E’ stata assolta dalla Corte d’ Appello di Trento una giovane trentina, dopo essere stata condannata ad un anno di reclusione in primo grado. Non è stata lei rubare denaro usando il bancomat di un ottantenne dopo una cena a tre alla quale aveva preso parte anche una sua amica.

L’anziano aveva gentilmente invitato a cena una giovane, in apparente stato di difficoltà. La donna, quella sera, aveva portato l’amica. Si trattava di una brasiliana di bell’aspetto e generose curve, particolare che non poteva certo sfuggire. Le due donne, l’anziano, le aveva conosciute per strada. Le avrebbe aiutate nel tortuoso percorso per la ricerca di un lavoro, a cominciare dalla stesura di un curriculum fatto a dovere. Una serata tranquilla, piacevole, con i tre commensali impegnati ai fornelli e poi seduti a tavola. Convenevoli, cenetta, poi ognuna a casa sua. Solo che poi, l’anziano si era accorto che dal suo portafogli mancava qualcosa, mancava il bancomat. Fatta una verifica sul suo conto aveva notato che, all’appello, mancavano 1.750 euro. Da qui la denuncia, una delle donne era la colpevole. Identificata, la trentina era finita a processo, condannata in primo grado era stata ritenuta la responsabile dell’ammanco. Una pena severa: un anno senza condizionale. Accolto l’appello della difesa. La Corte non ha negato che fosse accaduto il fatto (i 1750 euro mancanti sul conto dell’anziano), ma semplicemente che una delle due ragazze ospitate (l’unica individuata dall’uomo), non era l’imputata. E’ probabile che l’uomo conoscesse l’imputata, ma quella sera, non era stata lei a sottrargli il bancomat. Inizialmente l’anziano le aveva attribuito un tatuaggio non proprio a vista ed anche una cicatrice, anche questa non alla luce del sole. I documenti medici hanno però escluso appartenessero alla giovane trentina, assolta dunque per non avere commesso il fatto.













Scuola & Ricerca

In primo piano